L’eterna lotta tra il decreto sicurezza e la realtà

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-04

Il provvedimento varato dal governo Lega-M5S si è andato a infrangere contro la realtà della legislazione italiana e ha fallito completamente le sue promesse

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Mentre Salvini prende gli scatoloni e molla il Viminale, il decreto sicurezza bis del Capitano ha registrato il suo primo fallimento: nonostante divieti a chiacchiere, tutti i naufraghi che si trovavano sulle due navi Mare Jonio ed Eleonore sono sbarcati dimostrando il fallimento del legislatore verde. Repubblica oggi pubblica un’infografica che ci spiega la differenza tra quello che auspicava il provvedimento della Lega e la realtà dei fatti.

Ciò che resta del decreto Salvini, collassa definitivamente contro il gommone dei bambini salvato a 71 miglia da Misurata mercoledì scorso da Mediterranea. Collassa visivamente ancor prima che giuridicamente. Le fotografie del trasbordo della vergogna, con la vita dei bambini di cinque mesi messa a serio rischio dal sadismo istituzionale insito nel decreto mostra a tutto il paese chi — tra il Viminale e quei migranti — fosse davvero il soggetto “non inoffensivo”. Lo staff legale di Mediterranea arrivato davanti a Lampedusa, ha chiesto d’urgenza una ispezione dell’Usmaf (Ufficio di sanità marittima).

Contemporaneamente, grazie al lavoro dei medici di bordo — tra i quali, una psichiatra — ha stilato una relazione che non lasciava alcun dubbio sullo stato di prostrazione psicofisica dei naufraghi a bordo. Le due relazioni, insieme a tutte le sentenze, non hanno lasciato molto spazio di manovra né a Giuseppe Conte, interessato personalmente da Mediterranea, né alla Capitaneria di Porto. E tutti i migranti sono stati fatti sbarcare.

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Il decreto sicurezza e la realtà (La Repubblica, 4 settembre 2019)

Nella notte tra lunedì e martedì ha dato ordine alla Finanza di sequestrare la Mare Jonio che, dopo aver sbarcato i suoi ospiti, stava andando a trovare un punto di fonda a ridosso dell’isola per proteggersi dal maltempo in arrivo, e di fare una multa da 300mila euro. Peccato che — come hanno confermato ieri a Repubblica fonti qualificate della Guardia Costiera — era stata la stessa Capitaneria di Porto ad autorizzare via radio quella manovra eseguita esclusivamente per motivi di sicurezza. Una gaffe che rischia di costare cara al ministero, visto che Mediterranea farà ricorso chiedendo anche i danni

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