Il debito di Roma e la propaganda grillina

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-05

Palazzo Chigi chiude la gestione commissariale e annuncia un piano di rientro sostenibile. Ma…

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Ieri, mentre la città di Roma scopriva di essere a sovranità limitata a Torre Maura il MoVimento 5 Stelle, con in testa la sindaca Virginia Raggi e l’assessore Gianni Lemmetti,  annunciava l’addio alla gestione commissariale del debito accumulato dal Comune dalla fine degli anni ‘50 fino al 2008. Un contenitore, stando alle stime presentate ieri dai 5S, da 12,8 miliardi di passività residue a partire dal 2021. Il piano pentastellato, presentato ieri dalla prima cittadina assieme all’altra grillina Laura Castelli, vice ministra dell’Economia, prevede l’inserimento nel prossimo decreto Crescita di una norma ad hoc per Roma. «Lo Stato — spiega Castelli — si accollerà una parte del debito e ridurrà i costi della gestione commissariale. È un’operazione a costo zero per gli italiani». Roberto Petrini su Repubblica Roma oggi ci fornisce qualche elemento in più sulla propaganda grillina e il debito di Roma:

Dove sta il trucco della moltiplicazione dei pani e dei pesci? Semplicemente in una nota sovrastima dei costi annuali della bad company romana per il pagamento degli interessi e degli altri creditori. Fin dall’inizio della gestione commissariale, regolarmente certificati ogni anno, avanzano dai 50 ai 100 milioni che moltiplicati approssimativamente per un trentennio daranno i 2,5 miliardi. Dunque si tratta solo di far emergere quello che già c’è e di infiocchettarlo.

Gli interessi che paga la bad company diminuiscono anche grazie all’operazione che fece prudentemente nel 2003-2005 l’assessore al Bilancio del Comune di Roma, Marco Causi, che emise 3,6 miliardi di Boc, una sorta di Btp, dimezzando i tassi di mercato allora al 10 per cento. Non dunque nuovo debito, ma meno oneri sul debito. Un’ultima cosa: se chiuderà la bad company chi pagherà i 12 miliardi residui e, soprattutto, chi rimborserà i Boc ai sottoscrittori? In tempi in cui la parola default è ormai nell’orecchio di tutti qualche rassicurazione sarebbe necessaria.

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