Cultura e scienze
Da dove è arrivato il Coronavirus in Lombardia?
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-07-06
Presumibilmente dalla Germania, primo grande scalo europeo dei voli in arrivo dalla Cina. Il New Journal of England Medicine riporta che a metà gennaio una manager proveniente da Shanghai ha avuto due meeting con 4 persone; tutte risultate positive a fine gennaio, inclusa la manager, che si era curata la febbre con antipiretici. Secondo la ricostruzione delle due équipe lombarde, la tappa europea ha «figliato» e i ceppi arrivati in Italia con caratteristiche proprie sono più d’uno
Da dove è arrivato il Coronavirus SARS-COV-2 in Lombardia? Uno studio della équipe del Niguarda di Milano guidata da Carlo Federico Perno e del San Matteo di Pavia con Fausto Baldanti e finanziato dalla Fondazione Cariplo, presentato oggi da Milena Gabanelli e Simona Ravizza sul Corriere della Sera, spiega che anche se la data ufficiale dell’inizio dell’epidemia è il 20 febbraio 2020, quando a Codogno viene diagnosticata COVID-19 al “paziente uno” Mattia, Niguarda e San Matteo hanno analizzato le sacche di sangue dei donatori Avis di Lodi a partire da gennaio. Nel periodo 12-17 febbraio sono stati trovati i primi cinque soggetti con gli anticorpi neutralizzanti, cioè quella risposta che si sviluppa in chi è entrato in contatto con il Coronavirus mediamente 3-4 settimane dopo il contagio. Questo dato permette di stimare la presenza del Covid nella Bassa lodigiana a partire almeno dalla seconda metà di gennaio.
Lo studio (finanziato dalla Fondazione Cariplo che lo presenterà a giorni) ha esaminato le sequenze di genoma di 350 pazienti. Il confronto del profilo genetico permette di individuare i ceppi virali e ricostruire la loro relazione: se sono correlati, se derivano da un unico progenitore, quali rapporti hanno con i ceppi degli altri Paesi. Un modo per tracciare le differenze è misurare la cosiddetta «distanza genetica», cioè com’è cambiato il virus rispetto a quello originario. Più generazioni sono passate, maggiore è il numero di variazioni, un po’ come quando si ricostruisce un albero genealogico. Ebbene, mediante l’analisi comparativa si evidenzia che le sequenze genomiche del virus lombardo sono parenti del progenitore cinese, ma c’è una «distanza genetica», intermediata da altri Paesi europei.
Presumibilmente dalla Germania, primo grande scalo europeo dei voli in arrivo dalla Cina. Il New Journal of England Medicine riporta che a metà gennaio una manager proveniente da Shanghai ha avuto due meeting con 4 persone; tutte risultate positive a fine gennaio, inclusa la manager, che si era curata la febbre con antipiretici. Secondo la ricostruzione delle due équipe lombarde, la tappa europea ha «figliato» e i ceppi arrivati in Italia con caratteristiche proprie sono più d’uno.
Ma perché proprio quelle aree della Lombardia? Qui si possono fare soltanto ipotesi collegate ai trasporti e alle attività produttive:
Sono 463 le imprese lodigiane che si occupano di trasporto e logistica e con i loro oltre tremila lavoratori rappresentano la concentrazione percentuale più alta della Lombardia (7%). La loro attività si concentra a Lodi (69 imprese, di cui 17 nel magazzinaggio) e Casalpusterlengo (34). Seguono Sant’Angelo Lodigiano e Codogno rispettivamente con 29 e 23 imprese. Accanto a Piacenza la città di confine dove si è diffuso lo stesso focolaio di Codogno) ci sono i più grandi magazzini del Nord con la loro logistica: Ikea con circa 1.000 addetti (fra cui 900 di cooperative esterne), e Amazon con 1.600 addetti. A Bergamo le aziende di trasporto elogistica sono oltre duemila, di queste 348 si occupano di attività di magazzinaggio.
A Nembro ce ne sono 23, ad Alzano lombardo 20. Vanno presi anche in considerazione i rapporti di import-export con Cina e Germania. A Lodi (seconda solo a Milano) è concentrato il 16% dell’import con la Cina, mentre quello con la Germania è al 5%. Nella provincia bergamasca ci sono 66 grandi aziende manifatturiere legate a Cina e Germania. Per quel che riguarda l’import con la Cina, Bergamo è invece all’11% (terza), e al 10% di quello con la Germania (seconda solo a Milano).