Tutto quello che dovreste sapere su Marchionne (prima di aprire la bocca)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-07-23

Ha tolto i diritti ai lavoratori FIAT? Ha portato l’azienda fuori dal Paese? Ha ricevuto aiuti di Stato? Quanti lavoratori ha licenziato? Mentre molti giornali tratteggiano agiografie del manager FCA altri lo criticano (e lo insultano). Ecco cosa c’è di vero nelle critiche all’ex Ad di FCA

article-post

Le preoccupanti condizioni di salute di Sergio Marchionne, una condizione che viene definita “ormai irreversibile”,  hanno spinto FCA a nominare un nuovo amministratore delegato:  Mike Manley. In una lettera ai dipendenti John Elkann, presidente di FCA ha detto che Marchionne non tornerà. Dopo 14 anni si chiude così l’era Marchionne e mentre l’azienda si interroga sul suo futuro e telegiornali e grandi firme del giornalismo sfoderano prematuri coccodrilli e lunghe agiografie anche quelli a cui Marchionne non è mai piaciuto dicono la loro.

Marchionne ha tolto i diritti ai lavoratori FIAT?

C’è chi ricorda, e a ragione, come Marchionne abbia salvato la Fiat dall’orlo del baratro, portandola in 14 anni di nuovo ai vertici mondiali dell’industria automobilistica. Non solo, tra i meriti di Marchionne c’è sicuramente l’acquisizione di Chrysler e la creazione di un gruppo internazionale. Non tutti però hanno amato o apprezzato il lavoro di Marchionne; qualcuno si ferma ad un giudizio sul suo operato professionale, altri arrivano agli insulti personali. I secondi si commentano da sé e non hanno bisogno di essere analizzati. Le accuse a Marchionne, quando sono circostanziate, invece meritano di essere  prese in considerazione.

manifesto marchionne - 1

Il caso più emblematico è la prima pagina del Manifesto di domenica che annunciando la svolta improvvisa dei vertici FCA ha riassunto così la carriera dell’ex Ad: “ha tolto diritti ai lavoratori e ha portato il gruppo dell’auto via dal Paese“. La prima affermazione riguarda il duro scontro tra Marchionne e sindacati (in particolare la FIOM) soprattutto sullo stabilimento di Pomigliano d’Arco. La fabbrica dove si produce la Panda (ma dove dal 2019 si dovrebbe produrre la Jeep) è stata al centro di una battaglia molto accesa quando Marchionne venne nominato al vertice di FIAT. Lo stabilimento aveva più di qualche problema tra assenteismo, scarsa produttività e cassa integrazione per  tutti. La “cura” del manager è stata dura. Un nuovo contratto di lavoro, diverso da quello stipulato tra Confindustria e sindacati con una riduzione delle pause lavorative e aumenti salariali non più legati all’inflazione ma all’efficienza e alla produttività.  Insomma la fine del contratto collettivo nazionale. La produttività è migliorata e Pomigliano è diventata una “fabbrica modello”. Non senza però una certa compressione dei diritti dei lavoratori. E anche durante l’era Marchionne Fiat ha continuato a spedire gli operai difficili al “confino”

Marchionne ha portato FIAT fuori dal Paese?

Durante l’era Marchionne la Fiat ha chiuso lo stabilimento di Termini Imerese e il gruppo, dopo l’acquisizione di Chrysler è stato rinominato Fiat Chrysler Automobiles (FCA). La sede del nuovo gruppo industriale non è più quella storica del Lingotto. La sede legale è in Olanda, la sede fiscale a Londra. Del resto fu proprio Marchionne nel 2009 a dire, durante un’intervista con Fabio Fazio che «la Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia». Anche la produzione industriale è stata spostata in gran parte all’estero, per rilanciare l’industria americana dell’auto. Una scelta industriale “logica” visto che FCA non è più un’azienda unicamente italiana. Non sorprende quindi la “freddezza” della sindaca di Torino Chiara Appendino, accusata di non aver elogiato a sufficienza Marchionne. Diversa è la critica di aver spostato la residenza in Svizzera “per non pagare le tasse”. In realtà l’ex Ad aveva già spostato la residenza prima di assumere incarichi in Fiat quando lavorava per USB (2002).

La Fiat con Marchionne ha ricevuto aiuti di Stato?

Come sempre quando si parla di FIAT non si può non toccare il delicato tema degli aiuti che l’azienda che fu di Gianni Agnelli ha ricevuto dallo Stato italiano. Quando Fiat se ne andò da Torino (spostando la sua sede all’estero) ci fu chi accusò l’azienda di ingratitudine. Ma è solo roba vecchia – la CGIA di Mestre calcolò che tra il 1977 e il 2012 la Fiat ricevette 7,6 miliardi di euro di aiuti (esclusi gli ammortizzatori sociali) investendone 6.2 – o riguarda anche il periodo della gestione di Marchionne? Ebbene anche Marchionne “approfittò” degli aiuti statali. Nel 2009 l’Ad negò che Fiat avesse ricevuto aiuti di Stato, venne fuori che il Cipe aveva stanziato 350 milioni di euro. Nel 2011 la Fiat aveva ricevuto dallo Stato italiano aiuti per 591,832 milioni di euro pari al 23,2% del totale degli aiuti statali incassati a livello globale.

Con Marchionne la Fiat ha ridotto il numero di occupati?

Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha criticato l’autoritarismo di Marchionne negli stabilimenti (che è innegabile) scrivendo su Facebook che durante i 14 anni in cui l’Ad è stato alla guida del gruppo gli occupati sono passati dai 120.000 dell’inizio degli anni Duemila ai 29.000 di oggi. Le stesse cifre sono contenute in questo articolo del Manifesto. In realtà nel 2003 Fiat aveva in Italia, compreso l’indotto circa 80mila dipendenti (compresi quelli della joint venture nei motori con General Motors). Più precisamente nel 2003 gli occupati di Fiat nel settore auto erano 44.653, dopo dieci anni di cura Marchionne erano ridotti a meno di 23mila (di cui la metà in cassa integrazione o con contratti di solidarietà). Oggi sono, come dice Rossi, 29mila.

enrico rossi marchionne - 1

Certo, la riduzione non è tutta colpa di Marchionne, perché nei primi anni della sua gestione la Fiat stava vivendo una crisi industriale senza precedenti che la stava portando sull’orlo del baratro. Insomma i problemi venivano da lontano e probabilmente chiunque al posto di Marchionne si sarebbe trovato a dover fare dei tagli. Ad esempio nello stesso periodo (2004-2014) Peugeot ha tagliato nello quasi 40mila posti in Francia. In Italia i livelli occupazionali di Fiat sono stati salvati anche dalla cassa integrazione. Nel complesso più che occupazione Fiat ha perso la sua identità. Dopo la fusione con Chrysler (grazie ad un prestito del governo USA) l’azienda ha puntato sui modelli americani, soprattutto Jeep, lasciando perdere quelli italiani (non a caso nelle agiografie si cita solo la nuova 500). Marchionne è stato senza dubbio un manager capace, come ha ricordato Rossi, ma anche miope (incredibile la scelta di non puntare sulle vetture ibride). La critica però dovrebbe sempre essere basata sui dati, non su attacchi personali.

Leggi sull’argomento: La giornalista del TG1 e le affettuosità con i 5 Stelle (solo?)

 

Potrebbe interessarti anche