Coronavirus: perché i sindaci della Lombardia chiedono tamponi per tutti (e hanno ragione)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-03-25

81 primi cittadini della Città Metropolitana di Milano hanno firmato un appello in cui chiedono un cambio di strategia contro il Coronavirus SARS-COV-2, con l’attivazione della sorveglianza attiva che prevede di fare i tamponi a tutte le persone con sintomi riconducibili al COVID-19, soprattutto le persone che sono a casa ammalate. Vediamo perché Fontana e Gallera stanno sbagliando

article-post

Sono 81 i sindaci della Città Metropolitana di Milano che hanno firmato un appello rivolto alla Regione Lombardia in cui chiedono un cambio di strategia contro il Coronavirus SARS-COV-2, con l’attivazione della sorveglianza attiva che prevede di fare i tamponi a tutte le persone con sintomi riconducibili al COVID-19, soprattutto le persone che sono a casa ammalate e non ricorrono all’assistenza ospedaliera.

I sindaci della Lombardia che chiedono alla Regione tamponi per tutti

La lettera è stata firmata da sindaci del centrosinistra, del centrodestra, di liste civiche ad eccezione di quelli della Lega. I primi cittadini denunciano come l’epidemia sia più diffusa di quello che appare dai dati ufficiali. Il numero di contagiati “è molto più alto e comprende i molti cittadini a casa con sintomi riconducibili al Covid19 – si legge -. C’è inoltre la situazione delle persone sottoposte a quarantena il cui numero è sottostimato e che quindi rappresenta un aspetto del contagio largamente fuori controllo”. Per questo i sindaci prendendo a modello l’esperienza della Regione Veneto, chiedono a Regione Lombardia di attivare la “sorveglianza attiva”, che prevede di fare i tamponi a tutte le persone con sintomi riconducibili al Covid19, soprattutto le persone che sono a casa ammalate e non ricorrono all’assistenza ospedaliera, “e in base al risultato di sottoporre conseguentemente a tampone i familiari e tutte le persone con le quali sono entrate in contatto”. Infine nell’appello i sindaci hanno ribadito la “assoluta necessità di sottoporre periodicamente al tampone i medici di base”.

covid 19 tamponi lombardia coronavirus gallera -1
Fonte

Qual è il problema con i tamponi in Lombardia? Come abbiamo spiegato, sono 28.761 le persone contagiate dal Coronavirus SARS-CoV-2. I casi attualmente positivi (il totale include i guariti e i deceduti) sono 18.910. Ma sono davvero poco meno di 20mila in tutta la regione le persone che hanno contratto il coronavirus? Gli open data della Protezione Civile ci informano che in Lombardia sono stati eseguiti (alla data dell’aggiornamento del 23 marzo) 73.242 tamponi. Il che significa che solo una piccolissima percentuale degli abitanti della Lombardia (oltre 10 milioni di persone) è stata effettivamente sottoposta al famoso test. Fermo restando che non è assolutamente detto che ogni singolo tampone corrisponda ad un paziente diverso. Ad esempio è probabile che pazienti considerati guariti o le persone messe in isolamento domiciliare vengano sottoposte più volte al test per confermare la negativizzazione del tampone. Sappiamo che la Regione ha stipulato un accordo con la Copan Diagnostics di Brescia (che produce i kit) per la vendita di 200 mila tamponi a settimana per un totale complessivo di un milione e mezzo. La stessa azienda è in grado di produrne dieci milioni a settimana. I tamponi insomma non mancano, diversa invece è la questione relativa alla capacità di eseguire le analisi: il sistema semplicemente non ce la fa.

La storia dei 600mila contagiati di Coronavirus

In un’intervista a Repubblica il direttore della Protezione Civile e Commissario per l’emergenza Angelo Borrelli ieri ha detto che «il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile». Significa quindi che su un totale di 60 mila casi accertati in tutta Italia ci sarebbero almeno 600 mila persone che non sono state testate ma che hanno contratto il coronavirus. In Lombardia il totale dei positivi arriverebbe così a quasi 300mila. Ma non si deve fare l’errore di pensare che queste persone siano tutte asintomatiche, vale a dire che pur avendo Covid-19 non abbiano alcun sintomo. Non solo: in Lombardia per “trovare” un contagiato si fanno solo 2,5 tamponi (73.242 tamponi per 28.761 casi), in Veneto 11,2 (61.515 tamponi per 5.505 casi). Ma allora chi viene testato? Sicuramente tutti coloro che sono ricoverati in terapia intensiva e gli ospedalizzati (ricoveri in malattie infettive, sub intensiva e così via). Ma se guardiamo il dato di un’altra categoria dei testati, quelli in isolamento domiciliare, il numero è incredibilmente basso: 8.461. Basti pensare che solo a Milano il numero di casi positivi “nascosti” ovvero non censiti ufficialmente è di circa 1.800 persone. Malati che stanno a casa con sintomi da contagio da SARS-CoV-2 ma senza test.

coronavirus protezione civile emilia-romagna veneto lombardia
Coronavirus: i dati della Protezione Civile e il confronto Lombardia-Veneto-Emilia-Romagna (fonte)

Infine: come ha raccontato Youtrend, Umberto Rosini, Technical Project Manager del Dipartimento della Protezione Civile, ha riconosciuto che anche il dato dei tamponi eseguiti finora in realtà potrebbe trarre in inganno. Si tratta infatti del totale dei tamponi eseguiti e non del totale delle persone testate. Il numero di persone testate potrebbe quindi, nel complesso, essere molto inferiore rispetto a quanto finora pensato, indicando ancora una volta che sono sottoposte al test solo le persone con chiari e gravi sintomi. Anche la Lombardia, per affermazione dello stesso assessore regionale Giulio Gallera (per esempio nel bollettino del 21 marzo, minuto 17:21), ha evidenziato più volte di aver fornito questo numero sommato con quello dei “clinicamente guariti”, cioè i pazienti divenuti asintomatici per risoluzione della sintomatologia clinica presentata. Per questo i sindaci lombardi chiedono tamponi per tutti. E a loro nelle ultime ore si è aggiunto anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo: “81 sindaci del milanese chiedono a Regione Lombardia di cambiare strategia e passare alla ‘sorveglianza attiva’: fare i tamponi a tutte le persone con sintomi riconducibili al Covid19, e – se positivi – estenderli ai familiari e tutti i contatti recenti. Io la penso come loro”.

Leggi anche: Vincenzo De Luca, tutto chiacchiere e lanciafiamme (ma niente tamponi)

Potrebbe interessarti anche