Coronavirus, il treno del contagio e l’incidente di Lodi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-22

L’incidente tra Casalpusterlengo e Ospedaletto potrebbe essere collegato alla diffusione del Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 nel lodigiano. Oggi interi reparti delle forze dell’ordine che sono intervenuti all’epoca sono in quarantena

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Il 6 febbraio scorso si verificò il deragliamento del treno Frecciarossa a Ospedaletto Lodigiano. Due vittime, i macchinisti, e nessun ferito grave tra i passeggeri. Ma proprio quell’incidente potrebbe essere collegato alla diffusione del Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 nel lodigiano.

Coronavirus, il treno del contagio a Lodi

Spiega oggi Andrea Galli sul Corriere della Sera di Milano che  il virus, in quella che, a brevissima distanza di chilometri, diventerà la prima «zona rossa»,è già in circolo. E tra gli otto e i dodici giorni successivi, le forze dell’0rdine accusano i primi malati. L’inizio di una lunga scia che ci porta fino a oggi e fino a Milano, Bergamo e Brescia.

I sintomi sono identici: dolori muscolari, febbre anche sopra i 39 che abbatte i corpi, gola secca e fatica a deglutire, tosse. Pur se con una portata superiore alla norma, gli indebolimenti vengono catalogati come influenza di stagione. È pur sempre il momento durante il quale l’intera Italia, per niente aiutata da catastrofici slogan a uscire il più possibile di casa, sottovaluta la futura pandemia.

Non è ancora la fase dei tamponi e così quei carabinieri, finanzieri e poliziotti dormono in caserma insieme agli altri, mangiano in caserma insieme agli altri, ea ppena si riprendono tornano sui mezzi e in azione insieme agli altri. Fino a quando — e arriviamo al 23 febbraio, domenica—bisogna iniziare a garantire la sorveglianza ai confini di quella «zona rossa» nel Lodigiano.E il personale torna a stretto contatto con il virus.

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La distanza tra Codogno e Ospedaletto Lodigiano

Ascoltiamo uno dei dei testimoni: «Ci sono stati anche contatti ravvicinati con i residenti. Parecchie volte. Non so quanto sia filtrato alla stampa, ma in certe situazioni è capitato di spingere via, anche fisicamente, chi a tutti i costi voleva“evadere”. Dopodiché, dobbiamo essere onesti: le mascherine erano poche. Pochissime. E sicuramente con leggerezza noi per primi, ce le scambiavamo: chi smontava dal turno le consegnava al collega che attaccava dopo di lui…».

Nel flusso dell’organico inviato ai lembi della «zona rossa», nell’ambito del turnover, ci sono anche uomini che in precedenza, il 19 febbraio, mercoledì — altra data centrale, ferale — sono impiegati nell’ordine pubblico della partita di Champions League, giocata al Meazza tra Atalanta eValencia, in quella che i medici hanno definito una «bomba biologica», un terrificante vettore del virus per strade e mezzi pubblici di Milano.

Oggi interi reparti delle forze dell’ordine che sono intervenuti all’epoca sono in quarantena, tra carabinieri, polizia e guardia di finanza.

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