Coronavirus: il ritorno del lockdown in Germania

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-06-24

La Germania ha introdotto nuovamente il lockdown nel distretto di Guetersloh, nella Renania del Nord Westfalia. Le restrizioni torneranno in vigore a Warendorf, distretto confinante con quello colpito. Coinvolte da 360mila a 600mila persone

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La Germania ha introdotto nuovamente il lockdown nel distretto di Guetersloh, nella Renania del Nord Westfalia, fino alla fine di giugno, per contenere un focolaio di COVID-19 scoppiato a partire da un mattatoio. E intanto ieri sera in un condominio del quartiere di Friedrichshain, a Berlino, 44 persone sono state contagiate dal coronavirus SARS-COV-2. Lo riferiscono i media locali, aggiungendo che i contagiati, tra cui ci sono anche bambini, sarebbero tutti asintomatici. Le famiglie sono state messe in quarantena e test saranno effettuati nelle scuole e nei centri sportivi frequentati dai bambini contagiati.

Coronavirus: il ritorno del lockdown in Germania

Come pronosticato qualche giorno fa, le restrizioni torneranno in vigore a Warendorf, distretto confinante con quello colpito, dove tornerà il divieto per i raduni, verranno chiuse le palestre e sospesi gli eventi culturali. Ad annunciarlo è stato Karl-Josef Laumann, ministro della Sanità del NordReno Westfalia, primo Land della Germania che riporta in vigore le misure da lockdown. Warendorf chiuderà anche le scuole a partire da giovedì, provvedimento già adottato a Guetersloh. In tutto, spiega oggi Repubblica, le restrizioni dovrebbero toccare 600mila persone:

Il governatore del Nordreno-Westfalia, Armin Laschet, ha deciso di blindare l’area intorno al nuovo super focolaio tedesco, il mattatoio Toennies dove è riesplosa la pandemia che ha infettato più di 1.500 lavoratori. «Lo scopo è ampliare i test per capire se il virus si è diffuso anche nella popolazione», ha puntualizzato ieri, annunciando tamponi a tappeto per tutti gli abitanti dell’area. Al di fuori del macello dove era ricomparso il virus, i contagiati sembrano limitati a due dozzine, finora. Ma si tratta del “più importante” focolaio scoperto in questa fase di allentamento delle restrizioni, come ha sottolineato il governatore del land più popoloso della Germania. E il Paese di Angela Merkel si è trovato ieri costretto, per la prima volta, a decidere un nuovo lockdown.

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Coronavirus in Germania: gli impianti infetti (Corriere della Sera, 22 giugno 2020)

Monta la rabbia contro il re delle carni, Clemens Toennies, accusato da Laschet di scarsissima collaborazione con le autorità. Sembra che l’azienda non sia riuscita neanche a fornire tutti gli indirizzi dei lavoratori del mattatoio-focolaio di Rheda-Wiedenbrück che ha costretto la regione al lockdown. Toennies, che produce carne a basso costo per molte catene di supermercati e subappalta la gestione dei suoi lavoratori, nella stra grande maggioranza provenienti dall’Est Europa, si è scusato sabato.

Ma le parole gli venivano fuori a fatica. Clemens Toennies è una delle figure più controverse del Paese. Figlio di un macellaio di Rheda-Wiedenbrueck, a 14 anni confessò di voler fare il tecnico della radio. Due schiaffoni del padre lo convinsero altrimenti. Con il fratello Bernd fondò poi l’azienda di commercio delle carni che lo ha reso ricco — secondo Forbes ha un patrimonio personale di 1,4 miliardi di euro.

Le conseguenze economiche del lockdown in Germania

Tutti i circa 7 mila addetti della Tönnies, chiusa a tempo indeterminato, sono dalla scorsa settimana in quarantena insieme ai familiari. Ma, spiega oggi Paolo Valentino sul Corriere della Sera, le autorità di Gütersloh, dove un comitato di emergenza ha assunto la gestione della crisi, ammettono che è molto difficile farla rispettare.

Centinaia di poliziotti e anche unità della Bundeswehr, l’esercito federale, sono stati inviati nel distretto allo scopo di controllare il rispetto della quarantena. L’esplosione del contagio a Rheda-Wiedenbrueck, la città che ospita il mattatoio, ha fatto emergere una spaventosa realtà sociale ed economica. Buona parte delle maestranze sono infatti «Gastarbeiter» provenienti da 87 nazioni, in maggioranza polacchi e rumeni. Assunti per conto di Tönnies da società sub- appaltatrici con salari notevolmente inferiori al minimo garantito vigente in Germania, vengono alloggiati in condizioni terribili in appartamenti super affollati, anche in 40 o 50, con un solo bagno, senza alcun rispetto delle minime regole d’igiene e sicurezza. Molto spesso privi di automobile, vengono trasportati dalle imprese che li impiegano ammassati in piccoli bus o furgoni.

L’esplosione della ribellione a Göttingen quindi potrebbe essere solo l’inizio. E intanto il fattore di riproduzione del Covid 19 R0 è salito nei giorni scorsi e oggi è 1,83. Lo ha detto il presidente del Robert Koch Institut, Lothar Wieler, in conferenza stampa a Berlino. L’aumento del fattore potrebbe dipendere da alcuni grandi focolai esplosi in Germania – come quello del mattatoio Toennies nel Nordreno-Vestfalia – ma le ragioni “vengono ancora indagate”. “Le misure in Germania hanno funzionato, e questo anche grazie alla popolazione che ha dato il suo contributo”, ha affermato Wieler, “ma il virus è ancora nel nostro Paese, e bisogna continuare a mantenere alta la guardia”. “La pandemia non è finita, né su base mondiale, né in Germania – ha sottolineato -. I focolai potrebbero facilmente avere un impatto sulla popolazione”.

In copertina: immagine da Il Manifesto

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