Le aperture domenicali sono il prossimo fronte M5S-PD

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-04

«L’accordo con la Lega c’era su 26 aperture più otto. Lo porteremo avanti e siamo pronti a chiudere. Se il Pd non voterà se ne assumerà la responsabilità», dicono dal M5S

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«Con la Lega avevamo  raggiunto un accordo. Era tutto fatto e allora perché non lo abbiamo portato subito in Aula? Ora si vada avanti con convinzione»: Massimiliano De Toma, deputato M5S, con il Messaggero sostiene che il Carroccio e i grillini avessero portato a casa un accordo politico sulle aperture domenicali. Evidentemente non sa che quando un accordo è raggiunto di solito è perché lo si è votato. In ogni caso i grillini, con Di Maio in testa, aprono un nuovo fronte con il Partito Democratico sulle aperture domenicali:

  L’intesa prevedeva 26 aperture domenicali l’anno, più altre otto – da stabilire insieme alle regioni – per le 12 Festività nazionali. Le serrate non riguardavano i negozi di vicinato, proprio per ridare linfa ai centri storici e venire incontro alle esigenze delle piccole e medie imprese. Una proposta che non ha mai convinto i dem. Disposti al massimo a concedere otto chiusure (più quattro per le festività). Da qui lo scontro.

chi lavora di domenica aperture domenicali
Aperture domenicali: chi lavora di domenica (Il Messaggero, 4 novembre 2019)

Non c’è ancora una data precisa della calendarizzazione in Aula della legge che è stata però inserita nel programma trimestrale dei lavori di Montecitorio:

Il Pd vuole prendere tempo, del resto ancora deve essere completato il secondo giro di audizioni (ne mancano una decina) ma la Lega insisterà affinché l’emiciclo discuta dell’argomento a inizio dicembre e comunque prima della fine dell’anno. E c’è la concreta possibilità che in Commissione ritorni l’asse M5S-Lega: «Per noi – afferma ancora il pentastellato De Toma – quell’impianto non va modificato. Lo porteremo avanti e siamo pronti a chiudere. Se il Pd non voterà se ne assumerà la responsabilità».

La richiesta che M5S fa al governo è quella di un chiarimento, anche a tutela degli imprenditori che devono poter programmare gli investimenti. Il ministro dello Sviluppo Patuanelli appena si è insediato h afatto una riunione con i gruppi M5S promuovendo la legge ma il nodo non si è sciolto. Del resto la posizione del Pd è netta: quella di Di Maio – questa la linea – per il momento è solo una bandierina piantata nel bel mezzo della legge di bilancio, nulla di più.

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