CETA: così Di Maio lavora per far perdere soldi alle imprese italiane

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-14

In virtù dell’entrata provvisoria in vigore dell’accordo in attesa della ratifica dei parlamenti dei singoli paesi, è stato infatti cancellato il 98% dei dazi e vincoli in vigore. E il fatturatoè aumentato di 400 milioni. Ma c’è il problema formaggi…

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«Via i funzionari che difendono il Ceta»: intervenendo all’assemblea di Coldiretti, il ministro Luigi Di Maio, reduce dai “successi” del decreto dignità (8000 posti di lavoro in meno, calcolano i funzionari dei ministeri), ha dimostrato ancora una volta quale sia l’essenza del concetto di potere secondo il MoVimento 5 Stelle: senza nominarli – perché questo avrebbe portato anche a una valutazione dei loro argomenti – Di Maio se l’è presa con due funzionari che hanno difeso il trattato Italia-Canada: Luca De Carli sul Sole 24 Ore e Paolo Quattrocchi, direttore del Centro Studi Italia-Canada. Pretendendo il loro silenzio, il ministro vuole che non si ascolti l’evidenza dei fatti: ovvero che con il CETA oggi le esportazioni con il Canada sono in crescita e il suo annullamento oggi penalizzerebbe gran parte delle imprese italiana che esportano verso il Nordamerica.

ceta di maio italia canada
L’infografica del Corriere della Sera sugli scambi tra Italia e Canada (14 luglio 2018)

L’Italia ha infatti visto crescere dell’8% l’export verso il Canada, per un totale di 400 milioni di fatturato in più. In virtù dell’entrata provvisoria in vigore dell’accordo in attesa della ratifica dei parlamenti dei singoli paesi, è stato infatti cancellato il 98% dei dazi e vincoli in vigore: spiega oggi il Corriere della Sera che sono spariti dazi fino al 9% sull’export verso il Canada di macchinari e equipaggiamenti elettrici per un miliardo di euro(con in più una netta semplificazione delle procedure burocratiche); sono state cancellate tariffe fino al 9,5% alla vendita di auto e veicoli fatti in Italia, per un giro d ’affari da circa 300 milioni. E così per i 260 milioni di fatturato della moda (niente più dazi fino al 18%), per i 160 delle ceramiche (niente dazi fino all’8%), per i 133 milioni di fatturato dei costruttori di barche e navi, e via elencando.

Il problema, uno dei principali, riguarda i formaggi: circa 50 milioni di fatturato l’anno in Canada per produttori, peraltro eccellenti, di asiago, fontinaogorgonzola. Appunto, lo zero-virgola-91 per-cento dei fatturati dell’Italia in Canada.

Anche per loro il governo di Ottawa ha fatto concessioni: fra i1 49 alimenti europei da ora più protetti grazie alla denominazione d’origine (di cui 39 italiani) figurano vari pecorini, mozzarella di bufala, grana padano e parmigiano reggiano, gorgonzola, asiago, fontina, taleggio e provolone; prima,nessuno di questi marchi era riconosciuto in nessun modo.

Anche le quote sulle quantità di alimenti libere dai dazi diventano più elastiche. Westland, un antico marchio di formaggi olandesi, ha applaudito all’accordo.

Per questo sulla spinta della Coldiretti il governo vuole far saltare l’accordo. E se l’altro 99% delle imprese ne risentirà, pazienza.

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