Cashback: il risparmio per chi paga con bancomat o carte di credito

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-29

Chi decide di pagare in contanti versa un’Iva più alta, l’ipotesi è di portarla al 12%. Chi invece salda con carta di credito o bancomat alla cassa paga sempre un’Iva del 12%. Ma nell’estratto conto dello stesso mese o del mese successivo, il meccanismo si chiama cashback ed è ancora in fase di studio, se ne vede restituire il 3%

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Nella nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza ci sarà il cashback, ovvero l’ipotesi di una imposta più leggera per chi utilizza mezzi di pagamento elettronici e rincari, invece, per chi paga in contanti: salto dal 10 al 12% per chi paga cash, e giù al 9% per chi salda il conto con le carte.

Cashback: il risparmio per chi paga con bancomat o carte di credito

Il governo sta infatti lavorando all’ipotesi di una sterilizzazione “selettiva” delle clausole Iva, che permetterebbe di spendere una cifra inferiore ai 23 miliardi: le associazioni imprenditoriali, da Confcommercio a Confesercenti, continuano una strenua campagna per scongiurare qualsiasi tipo di intervento al rialzo o anche di «scambio compensativo tra più imposte indirette e meno imposte dirette». L’esecutivo è però più orientato verso le ipotesi di aliquote differenziate a seconda degli strumenti di pagamento usati. Tenendo ferma l’aliquota al 22%, ci sarebbe una penalizzazione di un punto su quella del 10% per i pagamenti cash, e uno sconto di due o tre punti per chi paga con le carte. Nel complesso l’Iva si ridurrebbe, garantendo però un incasso maggiore grazie all’emersione di una certa quota di transazioni.

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Come avvengono le transazioni in Italia (Il Messaggero, 28 settembre 2019)

Il meccanismo chiamato cashback dovrebbe fare il suo esordio nella Legge di Bilancio e secondo Lorenzo Salvia, che ne parla sul Corriere della Sera, dovrebbe funzionare così:

Si dovrebbe intervenire sull’aliquota Iva oggi al 10%, quella più comune e che si applica ad esempio ai ristoranti. Sembra esclusa quella al 22%, già alta. E anche quella al 4%, considerata residuale e con un valore sociale. Dovrebbe funzionare così: chi decide di pagare in contanti versa un’Iva più alta, l’ipotesi è di portarla al 12%. Chi invece salda con carta di credito o bancomat alla cassa paga sempre un’Iva del 12%. Ma nell’estratto conto dello stesso mese o del mese successivo, il meccanismo si chiama cash back ed è ancora in fase di studio, se ne vede restituire il 3%.

Quindi, a conti fatti, chi rinuncia al contante paga un’Iva più bassa di un punto percentuale rispetto a quella di oggi. Le percentuali sono ancora da definire. Ma il vincolo politico è che lo sconto per chi sceglie il pagamento elettronico sia più alto dell’aumento per chi invece preferisce il contante. Lo Stato ci dovrebbe comunque guadagnare, perché l’incentivo al pagamento elettronico dovrebbe far emergere una bella fetta di evasione fiscale.

Leggi anche: I bancomat e le penalizzazioni per chi usa il contante

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