Banca Etruria, il ministro Boschi e le ipotesi di complotto

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-28

Sul Corriere della Sera di oggi

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Mario Gerevini, che aveva pubblicato la notizia del faro della Consob su acquisti e vendite dei titoli delle Popolari sul Corriere della Sera qualche giorno fa, torna oggi sull’argomento. In primo luogo segnalando che la scelta di trasformarsi in SPA (che fa parte del decreto del governo) era stata già presa dalla Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio (BPEL), e quindi la notizia della nuova norma non avrebbe dovuto toccare più di tanto il titolo.

Se anche, come si racconta, sui desk di Londra lunedì mattina 19 gennaio girava, molto ben circostanziato, il contenuto della norma che il premier Matteo Renzi avrebbe illustrato il giorno dopo, i trader dovevano sapere che per la popolare non cambiava nulla.

Maria Elena Boschi (foto da: flickr)
Maria Elena Boschi (foto da: flickr)

Poi Gerevini parla delle azioni possedute dalla famiglia Boschi, per spiegare che le quote in possesso della famiglia del ministro erano talmente basse che non si giustifica nessun gossip. Infine, segnala però una ipotesi di complotto piuttosto curiosa:

Alcuni, però, azzardano una trama suggestiva che porta alle ricche famiglie fiorentine i cui portafogli sarebbero il vero obiettivo. Infatti l’Etruria controlla al 100% un piccolo e antico istituto di Firenze, Banca Federico Del Vecchio che si descrive così: «Una lunga tradizione nella gestione del risparmio … interlocutore per le più importanti famiglie e imprese del capoluogo toscano». Per un certo periodo, fino a settembre 2013 ne fu presidente Antonella Mansi che poi ha traslocato alla guida della Fondazione Mps. Insomma la manovra in Borsa sarebbe mirata a garantire un approdo sicuro ai portafogli fiorentini. Ipotesi e congetture fioriscono anche perché del gran balzo non c’è una vera spiegazione.

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