Economia

Avis de marché: come funziona il gioco di parole sui bandi della TAV

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-10

Vediamo i dettagli della questione dei famosi “bandi rinviati” – in realtà non è mai successo – e dove può portare il M5S e la Lega

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La parola chiave è avis de marché: ieri i vertici di Telt hanno risposto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte mettendo bene in chiaro che un ulteriore rinvio dei bandi avrebbe comportato il rischio di perdere i 300 milioni di finanziamenti europei e li avrebbe esposti al danno erariale. L’avis de marché, ovvero gli avvisi per le manifestazioni di interesse, sono differenti nella nostra legislazione rispetto ai bandi di gara: si tratta di una sorta di invito a presentare offerte per la realizzazione del tunnel di base, tre lotti da 2,3 miliardi per la realizzazione di 45 chilometri del versante francese della galleria.

Tra la pubblicazione degli avis de marché e quella dei bandi di gara dovrebbero passare sei mesi: verranno selezionati i migliori candidati per la fase della gara vera e propria e in quel momento scatterà l’obbligo finanziario. I capitolati per la presentazione delle offerte saranno sottoposti all’avallo dei governi e in 12 mesi si dovrebbe chiudere questa fase. Si tratta, va sottolineato, di una soluzione già prevista dalla procedura ed è stata presentata da Toninelli già a dicembre e da Siri qualche giorno fa.

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L’opera non si blocca e le risorse pubbliche non sono vincolate perché negli inviti vi sarà «esplicito riferimento alla facoltà per la Stazione Appaltante in qualunque momento di non dare seguito alla procedura senza che ciò generi oneri per la Stazione Appaltante stessa né per gli Stati». Si tratta della «clausola di dissolvenza»,facoltà prevista nel capitolo 5 del nuovo Codice unico degli appalti francese. Poi deve arrivare la volontà politica, come diceva nella lettera Telt. Ovvero francesi e italiani si devono accordare per fermare l’opera. L’accordo deve essere votato in Parlamento. Dove attualmente una maggioranza No Tav non c’è.

Leggi anche: La mandrakata di Conte e Casalino sulla TAV

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