ATAC, i tre giorni di sciopero e i rischi sul contratto integrativo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-09-04

I sindacati preparano le astensioni dal lavoro a settembre e la manifestazione in Campidoglio. E lanciano un allarme sul contratto integrativo: 400 euro della busta paga a rischio per i lavoratori con il concordato preventivo

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«Non sarà facile, non sarà una passeggiata, ma è una strada che può far voltare pagina ad Atac. Saranno necessari sacrifici da parte di tutti, che saranno però ripagati da un’azienda solida e con una prospettiva»: il presidente della Commissione Trasporti del Campidoglio Enrico Stefàno ha pronunciato quella parola (“sacrifici”) qualche giorno fa, mentre l’assessora Linda Meleo ha parlato genericamente di “responsabilità”. Ma quali sono i sacrifici che “tutti” – anche gli utenti che da anni pagano il biglietto e ricevono in cambio disservizi – devono fare? Quali altri sacrifici devono subire gli utenti e il personale, abbagliati dalle promesse del MoVimento 5 Stelle romano in campagna elettorale e oggi messi di fronte alla dura realtà del concordato preventivo in continuità?

ATAC, i tre giorni di sciopero e lo stop a bonus e premi

Intanto si comincia con le date: giovedì 7 settembre, martedì 12, mercoledì 27. Sono rispettivamente i giorni della prima manifestazione dei sindacati sotto il Campidoglio (nel giorno del consiglio straordinario su ATAC) e degli scioperi. Uno è programmato per il martedì successivi, l’altro alla fine del mese. Ed è soltanto l’inizio perché il blocco della città a settembre, quando ricominciano le scuole e ritornano tutti dalle vacanze, potrebbe andare avanti anche nel mese successivo.

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Le cifre del dissesto in ATAC e nel bilancio del Comune (Il Messaggero, 25 agosto 2017)

I sindacati infatti hanno lanciato oggi un grido d’allarme anche sul contratto integrativo: oggi nelle buste paga pesa tra i 200 e i 400 euro, ma soltanto per gli autisti di ATAC: quelli di Roma TPL non hanno un accordo per il contratto integrativo e a loro viene applicato il contratto nazionale base. Ma quando si dovrà andare in tribunale per trattare con i creditori, come si spiegherà che loro debbono rinunciare a parte dei loro soldi mentre quelli del personale non vengono toccati? E soprattutto: il tribunale, che decide, lo accetterà?

Il concordato ATAC

D’altro canto i rischi del concordato preventivo in continuità sono tutti sul tavolo. Anche perché proprio in questi giorni devono essere “conciliati”, tra la municipalizzata e il Campidoglio, centinaia di milioni di euro di debiti e crediti mai riconosciuti ma iscritti nei rispettivi bilanci. Tutto entro il 30 settembre, quando per la prima volta va approvato il “bilancio consolidato”, il documento che tiene insieme il bilancio del Comune e quello delle sue partecipate. E non possono esserci contenziosi in atto tra le parti. La richiesta di concordato in bianco, una volta presentata al Tribunale, deve essere approvata dalla maggioranza dei creditori di Atac,che verranno divisi in classi diverse, con priorità diverse per il recupero dei crediti. Il via libera dei creditori, però, non è scontato.

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I debiti di ATAC (In Onda, 24 agosto 2017)

Il concordato infatti è un’arma a doppio taglio: nel 2013, quando la nuova formula era stata battezzata da poco e la crisi trascinava migliaia di aziende in tribunale, il Cerved rivelò che la metà di quei piani di rientro si risolveva comunque con un fallimento. ATAC dovrà soprattutto raccogliere il consenso dei creditori (oltre 1.000 soggetti, 350 milioni di debiti) che giocheranno un ruolo cruciale nel definire il buon esito della partita accettando o meno le condizioni di «rimborso» proposte. Tra gli altri, Trenitalia e Cotral – che reclamano rispettivamente 21 e 62 milioni di euro di incassi dei biglietti Metrebus non corrisposti da ATAC avevano già imboccato la strada del decreto ingiuntivo, accolto dal giudice nel caso di Cotral.

Leggi sull’argomento: ATAC: cosa succede con il concordato preventivo

 

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