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I bigliettini di Antonio De Marco con il piano per uccidere Eleonora Manta e Daniele De Santis

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-10-02

Antonio De Marco aveva scritto su alcuni bigliettini cosa voleva fare, una sorta di scaletta delle operazioni da eseguire. Nelle sue intenzioni erano previsti «10/15 minuti di tortura» e seguito da «30 minuti di pulizia» e da «15 di controllo generale

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Antonio De Marco, ha confessato di essere stato l’autore del duplice omicidio di Eleonora Manta e Daniele De Santis la sera del 21 settembre scorso”: “Sono colpevole e ammetto di avere ucciso De Santis Daniele e Manta Eleonora. Sono entrato in casa con le chiavi. Ne avevo una copia che avevo fatto prima di lasciare l’abitazione presa in affitto da novembre fino al lockdown. Poi sono ritornato nell’abitazione a luglio rimanendo fino alla metà di agosto 2020. Durante la permanenza nell’abitazione mi aveva dato fastidio qualcosa. Ho provato e accumulato tanta rabbia che poi e’ esplosa. Non sono mai stato trattato male. La mia rabbia, forse, era dovuta all’invidia che provavo per la loro relazione..”, si legge nel verbale delle dichiarazioni del ventunenne studente di Scienze infermieristiche durante l’interrogatorio da parte dei magistrati della procura della Repubblica di Lecce dopo il suo arresto. Il Corriere spiega che De Marco aveva scritto su alcuni bigliettini cosa voleva fare, una sorta di scaletta delle operazioni da eseguire. Nelle sue intenzioni erano previsti «10/15 minuti di tortura» e seguito da «30 minuti di pulizia» e da «15 di controllo generale. Le cose, racconta il Corriere della Sera, sono poi andate diversamente:

eleonora manta daniele de santis foto killer in fuga 1

Il suo piano, ad eccezione della morte dei due fidanzati, suoi inquilini per quasi un anno, non è andato come aveva programmato. La coppia doveva essere legata (l’assassino aveva con sé anche delle fascette stringitubo), prima di essere torturata per un quarto d’ora e quindi uccisa. Un piano subito fallito perché Daniele ha provato a reagire, riuscendo anche a sfilargli la «maschera» che indossava, una calza di nylon con due fori per gli occhi ed una bocca disegnata. «Quando ho colpito lui, ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo avere lottato con loro, sono andato via senza scappare perché non avevo fiato. Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele, mi aveva riconosciuto. Ho sentito gridare “Andrea”, ma non hanno mai pronunciato il mio nome. Poi sono tornato a casa mia, in via Fleming, e ho dormito fino alla mattina successiva». Riguardo alla «caccia al tesoro», fase centrale del suo piano, invece, ha riferito di non ricordare cosa intendesse dire né quando ha scritto quel biglietto. Nei cinque bigliettini, oltre al percorso per evitare le telecamere, anche la «scaletta» da seguire una volta entrato in casa: «legare tutti», «accendere tutti i fornelli e mettere l’acqua a bollire», «scrivere sul muro». E poi ancora: «nastrare le dita», «prendere i guanti», «coprire testa», «cambio maglietta vestizione», «prendere coltello e fascette», «slacciare scarpe».

 

“Non avendo molti amici e per il fatto che trascorro molto tempo in casa da solo mi sono sentito molto triste (…)”, ha spiegato De Marco. Poi il racconto della preparazione del delitto: “Per uccidere la coppia (…) ho acquistato il coltello da caccia presso il negozio denominato “……..”. Del coltello me ne sono disfatto. Non ricordo quando ho scritto il biglietto, ne’ ricordo cosa intendessi dire con “caccia al tesoro”. Altre volte ho sofferto di momenti di rabbia (…) Ho scritto solo due giorni prima i biglietti”.

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