Cultura e scienze

Alberto Angela e la storia della responsabilità dei russi nell’Olocausto

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-10-16

Durante la puntata di Ulisse di sabato scorso Alberto Angela ha suggerito che in base al patto segreto Molotov-Ribbentrop l’Unione Sovietica aveva mandato in Germania migliaia e migliaia di ebrei. C’è un problema, però…

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Settantacinque anni fa, il 16 ottobre 1943 gli uomini della Gestapo e dell’esercito nazista entravano nel Ghetto ebraico di Roma e davano così inizio alla deportazione degli ebrei romani. Era un sabato mattina e i nazisti, grazie al censimento della popolazione ebraica fatto da Mussolini, riuscirono a individuare e a deportare nei campi di concentramento 1.007 persone, uomini, donne e bambini. Solo sedici di loro faranno ritorno. Sabato Ulisse, il programma condotto da Alberto Angela, ha dedicato uno speciale al Rastrellamento del Ghetto di Roma e alla deportazione degli ebrei italiani. Un particolare della narrazione, a tratti davvero commovente, ha fatto però storcere il naso al Partito Comunista.

Alberto Angela, l’URSS e la deportazione degli ebrei in Germania

Durante una scena girata all’interno del Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa a Berlino Angela rivela alcuni dettagli poco noti della persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti. «Nel caso della Russia di Stalin – dice il conduttore – prima dello scoppio della guerra erano proprio i russi a consegnare ai tedeschi, ai nazisti, migliaia e migliaia di ebrei in omaggio a un accordo, che la Germania e la Russia avevano fatto, l’accordo Molotov-Ribentropp che aveva stabilito una specie di pace tra le due nazioni». Una trentina di secondi in cui Alberto Angela suggerisce una sorta di corresponsabilità dell’Unione Sovietica nello sterminio sistematico delle popolazioni ebraiche in Europa avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale.

Un’affermazione che non è passata inosservata e che il Partito Comunista di Marco Rizzo ha criticato ieri sui social ricordando che fu proprio l’Armata Rossa a liberare gran parte dei campi di sterminio (tra cui quello di Auschwitz). Ma c’è stata davvero una qualche forma di “collaborazione” dell’URSS di Stalin con la Germania di Hitler per lo sterminio degli ebrei? Alberto Angela cita l’accordo in base al quale l’Unione Sovietica si sarebbe impegnata a consegnare ai nazisti gli ebrei che poi sarebbero stati mandati nei campi.

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Si tratta del famoso patto Molotov-Ribbentrop stipulato a Mosca il 23 agosto 1939 tra il ministro degli esteri sovietico e il suo omologo tedesco. In base all’accordo – che avrebbe dovuto essere di durata decennale – le due potenze sottoscrivevano un patto di non belligeranza e non aggressione e si accordavano per la spartizione della Polonia (e l’annessione all’URSS degli stati baltici). Nulla di nuovo, poco meno di un anno la conferenza di Monaco del 1938 (cui parteciparono Italia, Germania, Francia e Regno Unito) aveva accordato ad Hitler l’annessione alla Germania della regione cecoslovacca dei Sudeti. Le leggi razziali di Norimberga, con le quali Hitler limitava fortemente i diritti degli ebrei residenti in Germania in difesa della “razza tedesca”, erano state promulgate nel settembre nel 1935. Non si può certo sostenere che nel 1939 in Europa nessuno – leader politici o cittadini comuni – fosse a conoscenza del fatto che la Germania era uno stato manifestamente antisemita (che peraltro considerava i popoli slavi dei subumani al pari degli ebrei).

Non è vero che il patto Molotov-Ribbentrop prevedeva la consegna di ebrei ai nazisti

Sia gli accordi di Monaco che il patto Molotov-Ribbentrop avevano l’obiettivo di scongiurare un conflitto. Ma non servirono allo scopo perché nel marzo del 1939 Hitler avrebbe invaso la Cecoslovacchia e 22 giugno 1941 avrebbe invaso l’Unione Sovietica. L’idea di un accordo con Hitler non fu certo salutato all’epoca con entusiasmo anzi fu fortemente criticato da molte parti proprio perché era nota la persecuzione antisemita in atto in Germania, non bisogna dimenticare che all’epoca il Partito Comunista sovietico aveva molti ebrei nei suoi ranghi (si pensi ad esempio a Lev Trockij che però era riparato in Messico nel 1937). La cosa interessante però è che da nessuna parte nell’accordo tra Germania e URSS si parla della consegna di cittadini ebrei ai tedeschi. Anzi, si potrebbe arguire che accettando la spartizione della Polonia l’Unione Sovietica abbia salvato dalle grinfie dei nazisti parte degli ebrei polacchi che ebbero così modo di fuggire più a Est mano a mano che trapelavano le notizie sulla persecuzione degli ebrei (ad esempio tramite la creazione del Ghetto di Varsavia nel 1940). D’altra parte è anche vero che quando i tedeschi invasero l’URSS procedettero al rastrellamento di centinaia di ebrei iniziando proprio durante l’Operazione Barbarossa il processo di uccisione sistematica della popolazione ebraica.

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La firma del patto tra Germania e Unione Sovietica [Fonte: Wikimedia.org]

È quindi quantomeno sorprendente la rivelazione fatta da Alberto Angela sabato sera dal momento che non risulta da nessuna parte questa sorta di “collaborazione” né è sancita dal patto citato durante la trasmissione. Quello che ha detto Angela quindi è falso. Il patto Hitler-Stalin prevedeva invece la possibilità di reinsediamento volontario nei territori sotto il controllo tedesco dei Volksdeutschen ovvero di quei cittadini di etnica tedesca (e lo stesso fu concesso ai russi residenti nei territori occupati dai tedeschi). Anzi l’integrazione dell’accordo prevedeva esplicitamente che l’eventuale trasferimento dovesse avvenire in accordo con le decisioni di ufficiali del governo tedesco e non si vede come mai la Germania dovesse accogliere gli ebrei, visto che non li voleva. Si può discutere su quanti ebrei di origine tedesca nel 1939 (a quattro anni dalle leggi di Norimberga) possano aver accolto con entusiasmo l’idea di poter andare in Germania. Anche perché l’accordo prevedeva esplicitamente che Alberto Angela però non ci dice se la questione di cui parla è quella dei Volksdeutschen oppure se furono vere e proprie consegne di prigionieri. Ci sono poi altre questioni meramente cronologiche, l’apertura del campo di Auschwitz risale al maggio del 1940 con l’arrivo dei primi prigionieri politici polacchi. È solo dal 1941 che il campo diventa un campo di sterminio per gli ebrei. Del resto fino alla conferenza di Wannsee (gennaio 1942) i nazisti avevano tentato altre strade per sbarazzarsi degli ebrei (creazioni di ghetti, deportazioni forzate e così via). Fu soprattutto dopo l’invasione dell’Unione Sovietica che i nazisti si trovarono di fronte al “problema” di dover eliminare gli ebrei fatti prigionieri e pensarono quindi a quella che è nota come soluzione finale. Ma se quando invasero i territori dell’URSS i nazisti imprigionarono migliaia di ebrei allora significa che l’Unione Sovietica non era affatto uno stato antisemita (e che migliaia e migliaia di ebrei non erano stati spediti in Germania).

Moskau, Stalin und Ribbentrop im Kreml

Stalin stringe la mano Joachim von Ribbentrop [Fonte: Wikimedia.org]

Si può poi discutere del fatto che Stalin fosse o meno antisemita, ed anche dell’antisemitismo diffuso tra i russi all’epoca (ma del resto nello stesso periodo anche negli USA la situazione non era migliore) ma non si possono negare alcuni dati di fatto: la creazione di un oblast autonoma ebraica, con capitale Birobidžan nel 1934 cui Stalin concesse il titolo di città nel 1937; la presenza di moltissimi ebrei nell’Armata Rossa; la presenza di molti ebrei nei ranghi del partito comunista sovietico. In Russia ci furono invero pogrom contro gli ebrei ma furono perpetrati durante la guerra civile prevalentemente dalle forze antibolsceviche. È del resto innegabile come la Russia zarista fosse uno stato fortemente antisemita e come quell’antisemitismo diffuso nella popolazione e nell’opinione pubblica non possa essere certo venuto meno improvvisamente con la salita al potere dei bolscevichi. Ma lasciare intendere come ha fatto Alberto Angela che l’Unione Sovietica abbia collaborato allo sterminio nazista degli ebrei è un falso storico.

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