Attualità
Walter Ricciardi e il rischio di tornare a chiudere l’Italia tra due settimane
neXtQuotidiano 04/05/2020
Walter Ricciardi, consigliere del ministro alla Salute Speranza che partecipa alle riunioni del Comitato tecnico scientifico, in un’intervista rilasciata oggi a Repubblica dice che se i contagi tornano a salire tra due settimane bisognerà chiudere di nuovo tutto
Walter Ricciardi, consigliere del ministro alla Salute Speranza che partecipa alle riunioni del Comitato tecnico scientifico, in un’intervista rilasciata oggi a Repubblica dice che se i contagi tornano a salire tra due settimane bisognerà chiudere di nuovo tutto:
«Non è ancora finita. Dobbiamo avviare un cambiamento culturale per convivere con il coronavirus».
Si inizia con le prime aperture, come ci siete arrivati?
«Da scienziati abbiamo dato le migliori evidenze alla politica, che ha preso le sue decisioni. Questo è un momento difficile, le scelte riguardo a un Paese che deve ripartire in qualche modo vanno equilibrate con ciò che sappiamo del virus e della sua pericolosità».Cosa manca?
«Ad esempio la app non è pronta e non sono stati ancora rafforzati i dipartimenti di prevenzione. Si tratta dei due strumenti necessari per fare il tracing, cioè per individuare i malati e soprattutto i loro contatti a rischio. E poi non c’è ancora l’uso esteso e mirato dei test. È vero, si fanno più tamponi ma non in tutte le Regioni, in questa attività bisogna crescere. Sui Covid hospital richiesti dal ministro invece mi sembra che le Regioni siano avanti. Finché non rafforziamo tutti questi aspetti del servizio sanitario la gente deve essere ancora di più responsabile».Da oggi si riaprono alcune attività ma già da qualche giorno in molte città si vedono tante persone in giro a passeggiare. È rischioso?
«Sì, le situazioni che abbassano il distanziamento fisico mettono a rischio la salute di tutti. Ma voglio ricordare che come si è aperto si può anche richiudere. Per farlo abbiamo degli indicatori che ci permettono di prendere misure correttive nel caso di un ritorno dell’epidemia. Le chiusure se le cose vanno male avvengono automaticamente».
Quindi non è ancora il momento di stare più tranquilli?
«Restiamo in una fase rischiosa, anzi certe regioni sono ancora in piena fase 1. Quindi riapriamo quello che va riaperto come dice il piano, in modo graduale e funzionale alle esigenze
del Paese. Per il resto bisogna restare ancora a casa».Quanto ci vorrà a capire se le cose vanno male?
«Due settimane, è il tempo dell’incubazione ma anche dello sviluppo dei primi casi secondari. In quei 15 giorni si vedrà se la malattia torna a diffondersi in modo esponenziale».