Attualità
House of Cards all'amatriciana: Virginia Raggi, le chat "segrete" e il covo di serpenti in Campidoglio
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-09-10
Le carte del processo Scarpellini raccontano come si vive la quotidianità in Campidoglio: assessori segati da Beppe, parenti di Di Maio che chiedono di cacciare Marra, Frongia che manda foto con il pollice all’insù mentre Marra dorme sul divano, nomine per le municipalizzate decise dalla sindaca. Una situazione sempre più disperata e sempre meno seria
I quattro amici al bar sono oggi su tutti i giornali. Virginia Raggi, Salvatore Romeo, Daniele Frongia e Raffaele Marra sono oggi i protagonisti delle tante carte del processo Scarpellini che già ieri hanno allietato le pagine dei quotidiani con i racconti di improbabili complotti del Partito Democratico in associazione con Marcello De Vito. Oggi, se possibile, la situazione è ancora più disperata e ancora meno seria. Anche perché tra le chat scopriamo anche in che modo la sindaca scelga gli assessori a cui è affidato un bilancio multimilionario e il destino di Roma: «Beppe dice Tutankhamon (Salvatore Tutino, prima annunciato e poi mollato come assessore al bilancio) meglio di no. A questo punto ho finito le cartucce. Resta Ugo Marchetti». Alla fine arriverà Andrea Mazzillo, successivamente silurato per la grana ATAC.
Virginia Raggi, Salvatore Romeo, Daniele Frongia e Raffaele Marra
Il 13 agosto, racconta Repubblica, Virginia Raggi fa lo screenshot di un messaggio che ha inviato al figlio del cofondatore dei 5S, Davide Casaleggio, e lo invia a Marra. L’sms serve a rassicurare il suo braccio destro, in quei giorni nel mirino della stampa e contestato dai vertici del Movimento: «Ho voglia di lavorare e ripulire questa città. È il motivo per cui mi sono candidata. E quando l’ho fatto ho contato il mio esercito all’interno del comune che è un covo di serpenti. Parliamo di Roma (…) non di Torino. Se non ho più il mio esercito, temo di non poter combattere (…) sapere che queste persone si getterebbero nel fuoco per me fa la differenza. Gli altri sono mercenari. E con i mercenari combatti fino a che qualcun altro gli offre di più. Poi cadi. E cadi male….»
Anche altri aneddoti rivelano che la situazione è disperata, ma non seria:
«Sai cosa mi ha detto ieri (Di Maio, OES) – racconta la prima cittadina all’allora suo braccio destro il 2 luglio 2016 – che suo padre gli aveva parlato male di te ma lui non l’aveva ascoltato». «Il papà di Di Maio?», domanda Marra. «Sì o suo zio», risponde la prima cittadina. La conversazione prosegue e il fedelissimo della sindaca rivela un altro retroscena che lo riguarda. «La cosa della Polverini che avrebbe sussurrato nell’orecchio di DiBa che sono losco? Davanti a tutti? Che vergogna, ti fanno sentire sporco a prescindere». «Esatto, sono tristissima», chiude Raggi.
Il pollice alzato di Daniele Frongia
Nelle carte c’è anche uno scatto che mostra l’ex capo di gabinetto ed ex vicesindaco attualmente assessore allo Sport Daniele Frongia che esulta con il pollice alzato vicino a Raffaele Marra che dorme su un divano. L’esultanza, che svela tutta la lungimiranza di Frongia, è dovuta al fatto che lo scatto è stato effettuato nella notte del 31 agosto 2016, quando Carla Romana Raineri è stata silurata aprendo la crisi del Campidoglio che porterà all’addio di Marcello Minenna e ai guai che alla fine provocheranno anche il siluramento dello stesso Frongia.
Frongia: «Qui uno spasso». Marra digita un emoticon. Frongia: «Cantone non ha giurisdizione» scrive, svelando la difesa della giudice. «È un complotto di Renzi contro di lei». Marra: «Stai scherzando!». Alle 4,29 la sindaca posta una sua foto: «Pigiama», scrive. Marra: «Sei bellissima». Frongia risponde con un suo scatto dal Campidoglio, dove ancora si trova, con i pollici alzati e Romeo steso sul divano. Raggi: «Forse è la fine di un incubo». Marra: «Più che altro l’inizio di un sogno». Romeo: «E l’inizio della resa dei conti. Complimenti a tutti».
Il conto delle rese finali porterà poi Romeo e Frongia fuori da ruoli di primo piano in giunta e nella segreteria della sindaca. Nelle chat c’è spazio anche per un incontro tra Raffaele Marra e Alessandro Di Battista:
Il 7 luglio Di Battista sale in Campidoglio per l’insediamento della giunta. Incrocia Marra. Marra: «Ho appena conosciuto il Diba. Ero nel tuo ufficio. Seduto a fare una telefonata con il cellulare ed è entrato lui. Mi sono presentato, quando gli ho detto “marra”, non ti dico l’espressione che ha fatto. Ha visto il balconcino, gli ho chiesto se voleva affacciarsi. Mi ha detto “no grazie”. Poi è andato via!». Raggi: «Lascialo fare»
Le nomine per l’AMA decise da Romeo e dal M5S
Lorenzo De Cicco sul Messaggero racconta una vicenda che coinvolge Stefano Bina, il manager lombardo arrivato nella Capitale con il placet della Casaleggio Associati e tuttora in carica mentre è stata mandata via Antonella Giglio, altra nomina del M5S. Bina riferisce di diktat da parte di Salvatore Romeo, l’ex capo segreteria poi allontanato dopo l’arresto di Marra e minacciato di TSO da parte della sindaca. Bina fa riferimento a una riunione del 22 novembre scorso dove la Raggi dice che ci sono dei dirigenti che la sindaca non vuole vedere più in AMA. Si tratta di “Lopes, Zotti, Casonato e D’Amico”, che andavano spostati in ruoli non di primo piano. Bina dice anche che Paola Muraro aveva partecipato a una riunione con Antonella Giglio in Campidoglio dopo le sue dimissioni.
Romeo, sostiene Bina, avrebbe appoggiato la nomina di un dirigente coinvolto in Mafia Capitale insieme alla Muraro. “Romeo disse che siccome era una persona capace non poteva essere tenuta a fare la punta alle matite, così pretendono che venga messo a capo della Direzione Amministrazione e Contabilità, così come insistettero per l’incarico di un altro dirigente. Oltre a Raggi e a Romeo, Bina riporta anche le direttive dell’ex amministratore unico Antonella Giglio, che, secondo il DG, avrebbe chiesto di “fermare un impianto tritovagliatore all’AMA suggerendo di attivare un contratto con una struttura simile di proprietà di un privato, la Colari riconducibile a Manlio Cerroni, l’ex ras di Malagrotta. Lasciando aperto un interrogativo inquietante: “La Giglio – dice Bina – non sa neanche cosa sia un tritovagliatore, era evidente che mi stava riportando le richieste di qualcun altro”.