Vauro a Next Quotidiano: “Querela di Meloni? Ridicola. Pronto a ripetere tutto in tribunale”

di Lorenzo Tosa

Pubblicato il 2021-02-26

Intervistato in esclusiva da “Next Quotidiano”, il disegnatore risponde a Giorgia Meloni che ha minacciato di portarlo in tribunale: “Mi sorprendono sempre i neofascisti che si offendono se li chiami così. Io mica mi offendo se mi chiami comunista”

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“Sono pronto a ripetere in tribunale, nella forma e nella sostanza, quello che ho detto in tv su Giorgia Meloni.”

Parola di Vauro Senesi, per tutti semplicemente Vauro, che questa mattina ha ricevuto una minaccia pubblica di querela da parte della leader di Fratelli d’Italia in seguito alle dichiarazioni che il disegnatore e vignettista toscano ha rilasciato ieri a “Diritto e rovescio”, la trasmissione condotta da Paolo Deldebbio.

Tutto nasceva dalle dichiarazioni ormai note del professor Giovanni Gozzini su Meloni, definita “vacca”, “scrofa” e “rana dalla bocca larga” pochi giorni fa a Controradio. Vauro ha preso le distanze in modo netto da quegli epiteti, senza tuttavia esprimere solidarietà nei confronti della diretta interessata. Il motivo lo ha spiegato lui stesso in diretta tv:

“Sono colpito in negativo dalle espressioni utilizzate dal professore. La Meloni è stata ingiustamente offesa, ma quando Liliana Segre è andata in Senato a istituire la commissione contro l’odio, tutta l’aula si è alzata in piedi, tranne i senatori di Fratelli d’Italia e Lega. La Meloni è leader di un partito che ha cavalcato la xenofobia e il fascismo e io non do alcuna solidarietà”.

Una frase che ha scatenato, oltreché la denuncia (per ora solo annunciata) di Giorgia Meloni, l’ira del conduttore Paolo Deldebbio, che ha minacciato l’ospite: “Guarda che è l’ultima volta che vieni”. Vauro, dal canto suo, alza le spalle.

“Tanto per cominciare, non ho mai chiesto a Deldebbio di invitarmi nella sua trasmissione. Non l’ho mai tirato per il gessato, insomma… Quando mi ha chiamato, sono andato, tutto qui. Piuttosto, non so quanto sia corretto che un conduttore si rivolga a un ospite dicendogli: “Mi hai rotto i coglioni”, tanto più in una parte della puntata che riguardava il turpiloquio. Punto due: di sicuro apparirò sempre meno nelle trasmissioni. Probabilmente ora preferiscono avere cosiddetti opinionisti che non stonano nel coro, ma sinceramente non è che non ci dormirò la notte. Campo lo stesso anche senza Deldebbio.

E a Giorgia Meloni, che ha annunciato querela, cosa risponde?

“Come querela mi sembra ridicola. Quando Meloni dice che il suo non è un partito che cavalca nostalgie fasciste e mi denuncia per questo motivo, perderà una grande fascia dei sui elettori. Ci sono persino rapporti di Amnesty International su Lega e Fratelli d’Italia che denunciano le stesse cose che ho detto in trasmissione. Un esempio su tutti? Galeazzo Bignami (Fratelli d’Italia) è lo stesso signore che mostra in video i cognomi stranieri sui citofoni delle palazzine di Bologna. Se questi non sono razzismo e xenofobia, cosa sono? Non so cosa potesse fare di più… dipingerci sopra delle stelle gialle. Vede, mi meraviglio sempre nel vedere i neofascisti che si offendono quando gli si dà dei neofascisti. Io non mi offendo mica quando mi danno del comunista…”

Tornando alle dichiarazioni di Gozzini da cui tutto è partito, la sua posizione potrebbe riassumersi così: condanna sì, solidarietà no. È corretto?

“È stata la premessa iniziale, è persino banale dirlo perché è ovvio che qualunque persona dotata di civiltà si dissoci da insulti come quelli. Ma, detto quello, basta. Io do un grande valore alla parola solidarietà, che implica un’empatia, ovvero riuscire a mettersi nei panni dell’altro. Ecco, io sinceramente non riesco a mettermi nei panni di Giorgia Meloni, sarei stato ipocrita se avessi espresso solidarietà unendomi al coro quasi unanime di politici e giornalisti, perché non ho nessuna empatia nei confronti di una leader – non importa se donna, uomo o transessuale – di un movimento che ha demonizzato la solidarietà, che conia addirittura termini dispregiativi per renderla un disvalore, come la parola ‘buonismo’. Massimo rispetto per la donna ma nessun rispetto politico per la signora Meloni e il suo partito, che continua ad utilizzare il linguaggio più bieco. Non mi sento affatto una vittima, ma basta fare un salto in questo momento sulla sua pagina social per vedere cosa scrivono i suoi seguaci nei miei confronti. Ma lo abbiamo visto anche pochi giorni fa con Liliana Segre.”

Quando lo ha ricordato in trasmissione, le hanno detto che non c’entra nulla…

“Già, mi hanno risposto così. Parliamo di una donna di 90 anni che si vaccina e viene ricoperta di insulti antisemiti, razzisti, nazisti, fascisti, e noi siamo qui a scappellarci di fronte a un idiota – mi passi il termine il professore senese (Giovanni Gozzini, ndr) – che non ha saputo contenersi e ha reso la signora Meloni una martire. Lei che ha dichiarato che con il fascismo ha un rapporto sereno. Ecco, Liliana Segre forse ha avuto un rapporto meno sereno, visto che è grazie al fascismo se è finita ad Auschwitz. Eppure non ho visto nei suoi confronti la stessa solidarietà che Meloni invoca addirittura per legge. Poi mi potranno dire che il fascismo non c’è più, che è superato. Ma a me sembra gravissimo che, nel 2021, una scampata ad Auschwitz sia costretta a vivere sotto scorta.”

È pronto a ripetere anche in tribunale, nella sostanza, quanto ha affermato in tv?

“Lo ripeterei nella sostanza e anche nella forma, forse in modo più pacato, anche perché non credo che in tribunale ci saranno i vari Cruciani addestrati ad abbaiare ogni volta che apro bocca. Vede, sono molto sereno. Intendiamoci, non sono masochista. Se mi arrivano denunce a catafascio non è che mi rallegri, però, dai, ora, oltre le quattro di Salvini e le due che mi sono arrivate da Fontana, adesso metto nell’album delle figurine anche la Meloni…”

C’è chi a sinistra la rimprovera: “In certe trasmissioni non ci si deve andare”.

“Io, invece, magari sbagliando, penso che, soprattutto in questo momento, non sia giusto ritirarsi sull’Aventino. Dove c’è uno spiraglio anche minimo di dire qualcosa di diverso dal coro, è giusto andare. Per questo sono stato anche da Porro, oltreché da Deldebbio. Solo con Mario Giordano non ce l’ho fatta, nonostante mi abbia chiamato spesso. Anche la fossa dei leoni ha i suoi limiti. Quei programmi hanno uno share, un pubblico e io, sicuramente in modo maldestro e in sicuramente non efficace, provo a fare la mia parte, accetto la sfida.”

 

 

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