«L’uomo dei soldi a Savoini a pranzo con Salvini»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-01

II “plenipotenziario” marocchino Khabbachi, che diede i 150 mila euro cascati nella turca, nel novembre 2015 al ristorante “Gli Orti di Leonardo” con la leghista Souad Sbai (ex Pdl)

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Ieri il Fatto Quotidiano ha raccontato una storia molto interessante e divertente su 150mila dollari ricevuti da Gianluca Savoini in Marocco e finiti per errore nella turca del bagno di un hotel. Oggi arriva la seconda e più succulenta puntata a firma di Thomas Mackinson e Luigi Franco, nella quale compare anche Matteo Salvini:

IL 27 NOVEMBRE 2015 c’era anche lui al ristorante milanese”Gli Orti di Leonardo”, a due passi dal Cenacolo, insieme a Mohammed Khabbachi e a tutta la combriccola di leghisti che un mese prima si era trasferita alla corte di Re Mohammed VI: Salvini, Savoini, l’intermediario e interprete Kamal Raihane, il figlio dell’ex patron del Torino Massimo Gerbi e il dentista Claudio Giordanengo. Non solo. L’indomani tutti ad esclusione di Salvini vanno alla partita Milan-Sampdoria.

Giordanengo, all’epoca consulente della segreteria del Carroccio per il Nord Africa, ancora oggi si stupisce: “Khabbachi è un tifoso del Milan e voleva a tutti i costi vedere una partita. Io non lo sono, e mi era sembrato strano che arrivasse dal Marocco per vedere una partita secondaria. La sera prima siamo andati a cena sui Navigli, mancava solo Salvini. Torno a dire che io in Marocco c’ero ed era una delegazione prettamente politica, a questo punto però non posso escludere che ci sia una storia parallela che è proseguita altrove”.

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Ieri intanto Souad Sbai, ex parlamentare del Pdl di origini marocchine in passato vicina alla Lega, ha dichiarato: “L’idea del viaggio in Marocco nel 2015 fu mia, e mi attivai per chiedere alle autorità marocchine di ricevere Salvini. Ma una settimana prima del viaggio ricevetti una chiamata da Savoini, il quale mi disse che era tutto a posto, tutto sistemato, e che ci avrebbe pensato lui. Per me è stato meglio non andarci, pensa se avessi fatto parte della delegazione…”.

Alla domanda se quei 150mila euro fossero per un affare privato di Savoini o per la Lega nessuno risponde, e già altre se ne aggiungono: chi pagava le trasferte dei leghisti alla corte del Re che sembrano gite turistiche e d’affari? Giordanengo si rivela ancora prodigo di dettagli: “Pagavano i marocchini, almeno così mi è stata venduta. Io non ho visto nessun conto, non ho dovuto prendere il biglietto d’aereo né niente. E dunque, conseguentemente, sono stato completamente e totalmente spesato: avevo una macchina con autista. Idem per la partita, i pranzi e per le trasferte”.

Leggi anche: Gianluca Savoini e la storia dei 150mila dollari finiti nel cesso

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