Tutto il cemento che ha fatto colare Toninelli (prendendosi i meriti altrui)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-08

Il ministro su Facebook rivendica i suoi successi sulle opere sbloccate. Ma molte sono del governo precedente, altre non sono state sbloccate…

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Sergio Rizzo su Repubblica oggi fa i conti in tasca agli autoelogi del ministro Danilo Toninelli, che ieri su Facebook rivendicava un sostanzioso numero di norme approvate e opere a suo dire sbloccate. Ma su alcune ci sarebbe da far notare che lui non ha meriti:

 Rivendica, il ministro ostile alla Torino Lione e che ha imposto l’analisi costi-benefici a tutti i grandi progetti, dalla Gronda di Genova all’alta velocità nel Nord-Est fino alla bretella Campogalliano-Sassuolo, di aver sbloccato la provinciale 23 di Vibo Valentia fra Joppolo e Coccorino. Quattro chilometri interrotti da una frana nel 2017, riaperti con il taglio del nastro del ministro Toninelli qualche giorno fa. E il ponte di Annone Brianza, crollato il 28 ottobre 2016 uccidendo un automobilista. Anche se i lavori erano iniziati nell’aprile 2018, prima che Toninelli diventasse ministro. E gli aeroporti di Foggia, Crotone e Salerno. Per non dire dell’«avvio della realizzazione delle ciclovie turistiche»: che però, se non ricordiamo male, è progetto del suo predecessore Graziano Delrio.

Tuttavia sarebbe ingeneroso non ricordare che nell’elenco Toninelli si intesta con orgoglio anche sblocchi ben più sostanziosi. Per esempio l’alta velocità Napoli-Bari. “Avviato cantiere”, scrive. Ma dimenticando di precisare che è il terzo lotto: i primi due erano già partiti all’epoca di Delrio, e l’Ance denuncia che il quarto è ancora bloccato. Quindi la metro Milano-Monza, con “900 milioni stanziati”. Verissimo, i soldi sono nella finanziaria. Per onestà va però precisato che tutto è partito da un emendamento presentato dal capogruppo leghista Massimiliano Romeo insieme al senatore grillino Gianmarco Corbetta.

Quanto al porto di Gioia Tauro “salvato e rilanciato” (testuale) è probabile che Toninelli si riferisca a un accordo fra privati, per cui il controllo della società di gestione dello scalo calabrese è passato al gruppo imprenditoriale di Gianluigi Aponte, che qualche appassionato alle vicende Alitalia non farà fatica a ritrovare fra quei “patrioti” (il Cavaliere dixit) della sgangherata cordata che partecipò all’ancor più sgangherato tentativo di salvataggio berlusconiano della ex compagnia di bandiera. Dopo l’accordo il ministero dovrà sistemare le ferrovie che collegano il porto, tanto malandate e inefficienti da aver finora inibito a Gioia Tauro lo sviluppo che merita. Fino ad allora, però, “salvato e rilanciato” sono paroloni.

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E infine la famosa Asti-Cuneo: il Cipe ha approvato giovedì scorso uno schema fmanziariio che dovrebbe consentire il completamento di un’autostrada partita nel 1998. Per l’entusiasmo del ministro, prontamente smorzato da Daniele Martini con un articolo sul Fatto quotidiano dal titolo inequivocabile: “L’accordo sulla Asti-Cuneo regala ai Gavio 1,2 miliardi”.

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