Tutti gli affari degli sciacalli di COVID-19

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-21

Indagine dell’Anticorruzione. Spesi 6 miliardi tra marzo e aprile. In Lombardia camici pagati il quadruplo a 70 chilometri di distanza

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La Stampa oggi illustra i risultati di un’indagine dell’Autorità Anticorruzione sui prezzi dei prodotti necessari per la sanità durante la pandemia del Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. Il quotidiano spiega che a causa dell’emergenza dai primi di marzo il codice degli appalti è stato di fatto congelato. Le trattative private con le imprese, senza confronto di prodotti e prezzi, a eccezione sono diventate regola in nove casi su dieci. I controlli sui fornitori si sono fatti «superficiali» quando non «assenti», salvo constatare «frequentemente», ma a cose fatte, che non erano in grado di rispettare i tempi concordati (ritardi riscontrati nel 25% dei contratti), non potevano garantire l’intera fornitura o non avevano alcun requisito di affidabilità professionale. Truffe e operazioni di sciacallaggio non sono mancate.

Con questionari più specifici, l’Anac ha approfondito l’analisi sui singoli acquisti. Hanno risposto 163 amministrazioni su 182 interpellate, sia pure con «omissioni di informazioni sostanziali» che impediscono comparazioni. Per esempio sugli acquisti di disinfettanti basta non indicare la capacità del flacone acquistato (un litro, mezzo o due?) per vanificare la valutazione obiettiva di congruità del prezzo. Ciononostante, l’Anac è riuscita a scorporare le differenza di prezzi su prodotti uguali. Quella sui camici colpisce sia perché il minimo e il massimo sono nella stessa regione, la Lombardia, sia perché si tratta del dispositivo di protezione su cui indaga la Procura di Milano. La vicenda è quella della fornitura concordata dalla Regione con la Dima Spa, azienda del cognato e della moglie del governatore Attilio Fontana. Secondo i dati Anac, l’Azienda sanitaria di Legnano ha pagato i camici 7,90 euro l’uno. Quella di Lodi solo 1,80, grazie a un «acquisto centralizzato», ovvero gestito a livello regionale. Dove però, contemporaneamente, si pagavano 6 euro l’uno i camici prodotti dal cognato del governatore. E addirittura 9 i set composti da camice, cappellino e calzare (ma senza specificare l’incidenza di ciascun pezzo sul prezzo finale).

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Il boom dei prezzi durante la pandemia (La Stampa, 21 agosto 2020)

Anche sui copricalzare, peraltro, si possono fare ottimi affari. Il Policlinico San Martino di Genova li ha pagati 0,03 euro; gli Ospedali Riuniti di Foggia ben 1,28. Le visiere variano da 1,40 (Reggio Calabria) a 12,25 (Trapani): nove volte di più, neanche fossero Rayban. Le tute da 6,60 (Modena) a 27,90 (Bolzano). Le mascherine chirurgiche da 0,40 (Bolzano) a 1,82 (Foggia); quelle filtranti FFP2 da 1,33 (Trento) a 9 (Lecce); quelle FFP3 da 3,80 (Siracusa) a 20,28 (Foggia). Anche sui ventilatori polmonari c’è una forte differenza di prezzo pagato da Asl della stessa Regione: meno di 7mila euro a Ferrara, quasi 40mila a Bologna.

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