Economia
Spread, BTP e risparmio postale: che succede?
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-11-02
Cosa succede ai 320 miliardi di euro di risparmi depositati da circa 26 milioni di italiani su libretti e buoni fruttiferi, interamente garantiti dallo Stato
Il risparmio postale dorme sonni piuttosto tranquilli. I 320 miliardi di euro di risparmi depositati da circa 26 milioni di italiani su libretti e buoni fruttiferi, interamente garantiti dallo Stato, spiega Andrea Greco su Repubblica oggi, non sta subendo effetti negativi dalla corsa dello spread e anzi, c’è qualche vantaggio:
Chi investe 100 euro in buoni o libretti delle Poste italiane può riavere indietro a richiesta il suo capitale: a meno di un drammatico e a oggi scongiurato default sovrano. Dal mese di settembre, anzi, i tassi di interesse riconosciuti ai sottoscrittori sui vari prodotti della raccolta postale sono stati ritoccati al rialzo di circa 50 punti base, per renderli più attraenti e avvicinarli proprio alla cedola del Btp 10 anni, frattanto salito al 3,4%.
Poiché anche in finanza nulla si crea e nulla si distrugge (ma tutto si trasforma), il calo dei Btp si riflette, in questo caso in negativo, sul maggior costo di raccolta e sul minor patrimonio proprio della Cdp: dove il Tesoro è in maggioranza ma affiancato dalle Fondazioni, che con il 15% delle quote giovano a tenere questi aggregati fuori dalla contabilità pubblica.
Scorrendo il bilancio Cdp del 2017 si nota che soltanto 40 miliardi di euro sono investiti in titoli di Stato domestici, e di questi solo 11 miliardi sono contabilizzati come “disponibili per la vendita”, quindi sottoposti alla valutazione a prezzi di mercato. L’erosione di questa posta, pertanto, sarebbe di circa 1,43 miliardi di euro, con analoga riduzione del patrimonio della Cassa, che era di 35 miliardi a fine giugno.
L’altra conseguenza del caro spread, positiva per i sottoscrittori, è il rialzo di circa lo 0,5% dei tassi sui principali prodotti della raccolta postale, introdotto a metà settembre: il libretto a sei anni è stato portato a 1,5%, il 12 anni al 2,2,5%, il 20 anni al 2,85%. Un aggravio dei costi di raccolta per la Cdp che si rifletterà sul conto economico dai prossimi trimestri: ma necessario a rendere attraente l’investimento postale, che come i Btp beneficia dell’aliquota agevolata al 12,5%, ma è chiamato a stare un passo indietro al debito pubblico per non fargli concorrenza.