Il sospetto di una regia per le rivolte dei detenuti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-10

L’escalation di disordini diffusi per due giorni potrebbe esser spiegata da un fenomeno di emulazione dovuto alle notizie che i detenuti hanno ascoltato in tv. Anche se alcuni “addetti ai lavori” sospettano che dietro possa esserci una regia comune, un passaparola da un carcere all’altro

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Le rivolte dei detenuti a Regina Coeli, Rebibbia e nelle altre carceri d’Italia è frutto di una regia ben precisa? Lo adombra oggi Valeria Pacelli sul Fatto Quotidiano, mentre si fa la conta della tragedia di ieri: sette detenuti morti a Modena, la fuga di moltissimi altri, oltre trecento peri sindacati di polizia, da Foggia, celle distrutte e i familiari dei carcerati ad appoggiare le proteste dall’esterno.

L’escalation di disordini diffusi per due giorni potrebbe esser spiegata da un fenomeno di emulazione dovuto alle notizie che i detenuti hanno ascoltato in tv. Anche se alcuni “addetti ai lavori” sospettano che dietro possa esserci una regia comune, un passaparola da un carcere all’altro. “Penso che ci sia una via di mezzo – dice il garante nazionale dei diritti dei detenuti, Mauro Palma –. Da una parte c’è stato un problema di comunicazione: si parlava di restrizioni non contenute nel decreto.

Dall’altra certo è strano che due giorni fa le proteste siano avvenute quasi contemporaneamente. Ma io non ho ancora elementi per parlare di una regia comune”. Sarà un’eventuale indagine del Dap a stabilire sei disordini siano il risultato di un’azione coordinata. Intanto a Modena il bilancio della protesta è terribile: 7 detenuti sono morti per overdose di psicofarmaci o soffocamento, mentre quattro sono feriti in modo grave.

rivolta carcere regina coeli rebibbia

C’è poi il caso di Foggia, dove la situazione è stata per alcune ore completamente fuori controllo. Il sindacato del Corpo di Polizia Penitenziaria (C.n.p.p.) parla di “370 evasioni”, mentre nei lanci di agenzia se ne riportano meno di cento. Le notizie arrivano frammentate: secondo il sindacato in serata sarebbero stati presi quasi tutti, all’appello ne mancano solo 14. Disordini ci sono stati anche a San Vittore a Milano, dove il capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili è salito sul tetto per convincere i detenuti a scendere.

“Non c’entra il Coronavirus –ha detto Nobili a Radio24–. Avevano colto l’occasione di questo momento storico (…) per rivendicare trattamenti carcerari migliori, a partire da una diminuzione delle presenze nelle carceri. A San Vittore sono 1200 e dovrebbero essere 700”. E nel resto d’Italia la situazione non è migliore: nei 189 penitenziari sono reclusi oltre diecimila detenuti in più rispetto ai posti disponibili. Al 29 febbraio, secondo i dati del ministero della Giustizia,si contavano61.230 a fronte di una capienza di 50.931 posti. Un tasso di sovraffollamento del 120%.

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