I soldi della Fontana di Trevi “scippati” dal Comune alla Caritas

Erano 18 anni che il Comune di Roma donava le monetine alla Caritas diocesana, per la quale rappresentavano il 15% del bilancio

Salvo ripensamenti dell’ultim’ora, il primo aprile il milione e mezzo di euro che ogni anno viene lasciato alla Fontana di Trevi, al Fontanone del Gianicolo e alla Barcaccia di Piazza di Spagna da turisti e avventori che si augurano di tornare a Roma passerà dalle casse della Caritas a quelle del Comune di Roma. Racconta oggi Repubblica:



A decidere il passaggio di gestione una memoria di giunta dello scorso 28 dicembre, che arriva dopo un balletto di rinvii, proroghe e tavoli di studio messi su dal Comune nei mesi scorsi per capire come impiegare al meglio il denaro. Un tesoretto che è stato a disposizione della Caritas fin dai tempi del sindaco Francesco Rutelli. Era il 2001. Da allora euro, dollari, sterline, yen raccolti tra le acque delle fontane capitoline sono serviti per aiutare i più bisognosi. Poveri Cristi che, col passare degli anni, sono diventati sempre più numerosi e sempre più disperati. Come chi in questi giorni, nonostante le temperature siberiane, con il Piano freddo del Campidoglio partito in ritardo rispetto all’inverno, continua a dormire per strada.

La Caritas diocesana, anche grazie a quei soldi, in 18 anni ha messo in piedi centri d’ascolto e empori della solidarietà, e pagato le bollette alle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. «Tutte iniziative — si legge su Avvenire — che non potrebbero essere gestite attraverso bandi pubblici». E la paura che i soldi si disperdano tra le gare e i mille rivoli della burocrazia, non è priva di fondamento.



Secondo l’idea del Comune, infatti, a raccogliere i proventi delle fontane dovrebbe pensare Acea, la società che gestisce acqua ed energia partecipata dal Campidoglio. Come in realtà già accade. Finora però il suo compito era solo quello di pescare nella fontana. Le monetine venivano poi consegnate, davanti a responsabili della Polizia municipale, alla Caritas che lavava i soldi, li catalogava e li impacchettava. E per ogni spesa faceva un rendiconto dettagliato da consegnare all’amministrazione comunale. D’ora in poi invece questa seconda metà del lavoro avrà un costo.



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