Come è morto Simon Gautier

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-19

A causare il decesso è stata la frattura di una gamba che avrebbe rescisso l’arteria. Un’inchiesta è stata aperta dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania (Salerno) sui ritardi nei soccorsi

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Simon Gautier è morto per la frattura di una gamba che ha rescisso l’arteria provocando un’emorragia che lo ha ucciso in poco tempo, ovvero 40/45 minuti. In attesa dell’esame autoptico è questa l’ipotesi più probabile sulla causa della morte dell’escursionista francese caduto ai piedi di un roccione in una località che si chiama Belvedere di Ciolandrea, nel Comune di San Giovanni a Piro (Salerno).

Come è morto Simon Gautier

È riuscito a dare l’allarme ai carabinieri ma, secondo una prima ricostruzione anche in seguito all’esame esterno della salma, il ventisettenne in poco tempo, 40/ 45 minuti, sarebbe morto. A causare il decesso – ma sarà l’esame autoptico a stabilirlo con certezza – sarebbe stata la frattura di una gamba che avrebbe rescisso l’arteria; da qui l’emorragia. Un’inchiesta è stata aperta dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania (Salerno), competente per il territorio del comune di San Giovanni a Piro. Secondo quanto si è appreso, l’indagine, in particolare, intende accertare eventuali responsabilità su presunti ritardi nell’avvio dei soccorsi.

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Dove è stato ritrovato il corpo di Simon Gautier (Corriere della Sera, 19 agosto 2019)

Secondo le prime testimonianze dei soccorritori del Servizio alpino speleologico Gautier avrebbe anche lasciato il percorso ufficiale e si sarebbe incamminato lungo un sentiero la cui strada è stata “aperta” da animali. Simon si sarebbe, infatti, incamminato lungo un sentiero dal terreno molto franoso al termine del quale ci sono delle rocce; sarebbe salito sulla roccia e da lì sarebbe caduto. I soccorritori che hanno trovato il corpo del turista francese hanno riscontrato una gamba completamente rotta e girata; forse era rotta anche l’altra. Lo stesso recupero è risultato molto difficile per il terreno franoso.

L’escursionista morto e la mancata geolocalizzazione

La stampa francese ha ricostruito l’intera vicenda, partendo dalla drammatica telefonata di Gautier – studente 27enne residente da due anni a Roma per la sua tesi in storia dell’arte – con la quale lo scorso 9 agosto alle 9 di mattina chiedeva aiuto. Non era stato in grado però di fornire indicazioni sulla sua localizzazione, dicendo di trovarsi “in mezzo al nulla, lungo la costa”. I media francesi ricordano che il ragazzo era partito l’8 agosto da Policastro Bussentino per raggiungere Napoli a piedi, sottolineando che le ricerche sono cominciate nel Comune di San Giovanni a Piro “solo venerdì sera al tramonto”, mentre il primo elicottero e’ decollato il 10 agosto. Un “ritardo che ha suscitato dubbi anche nella stampa italiana”, scrive Le Figaro.

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Simon Gautier ripreso dalle telecamere del supermarket

Un altro motivo di sconcerto, oltre alla lentezza dei soccorsi, è stato il fatto che la famiglia di Gautier sia stata avvisata solo il 12 agosto, tre giorni dopo il suo ‘Sos’. Altra zona d’ombra è stata la diffusione tardiva di immagini di telecamere di sorveglianza da parte del Comune di Policastro “per la quale si e’ dovuto aspettare una settimana”, aggiunge la stessa testata francese. Quelle immagini hanno documentato il transito dello studente mentre alcuni testimoni hanno poi confermato di averlo visto su una spiaggia l’8 sera. La stampa riferisce anche dell’intervento della madre del ragazzo, Delphine Godard, che in prima persona aveva chiesto sull’emittente Lci “aiuti necessari dalla Francia all’Italia per esplorare una zona difficile visto che i soccorsi locali non sono sufficienti”, riconoscendo, però, la loro “buona volontà”.

La polemica sulla geolocalizzazione

La chiamata del 27enne al 118 non è stata d’aiuto perché la cella agganciata copriva un’area troppo vasta. Eppure in altri Paesi d’Europa le cose vanno diversamente: c’è una tecnologia, la Advanced mobile location (Aml), che permette di individuare con esattezza la posizione.

«Una tecnologia che presto avremo anche in Italia, nelle regioni in cui è attivo il Numero unico 112», dice Alberto Zoli, direttore generale dell’azienda regionale Emergenza urgenza della Lombardia. «Con l’Aml — spiega — quando si fa un numero di emergenza, si attiva automaticamente la localizzazione Gps e si identifica il punto da cui proviene la chiamata con uno scarto di qualche metro». Oggi invece la procedura per localizzare le chiamate è diversa a seconda se si telefona da una regione in cui c’è il numero unico o no e se si chiama da fisso o mobile.

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«Nelle zone in cui sono ancora attivi i numeri 118, 115 e così via — continua Zoli — i dati delle chiamate da fisso sono forniti dal gestore, che dà indirizzo e civico. Per quelle da cellulare la centrale operativa non ha accesso diretto ai dati se non con un’interrogazione al Ced Interforze, il sistema informatico del Viminale». Operazione che, a detta di Zoli, può richiedere fino a qualche minuto. Dove è invece attivo il Nue l’interrogazione al Ced è automatica, per cui le informazioni sulla cella arrivano appena la centrale risponde alla chiamata. Ma il risultato, se si telefona da cellulare, non cambia: la rilevazione della posizione esatta non si può fare, ed è per questo che fondamentale fornire sempre un indirizzo o un punto di riferimento per inviare i soccorsi.

Els (Emergency Location Service) e Aml (Advanced Mobile Location): i due sistemi di geolocalizzazione per smartphone

Il Corriere spiega che Els (Emergency Location Service) e Aml (Advanced Mobile Location) sono i sistemi di geolocalizzazione per le emergenze installati sugli smartphone (il primo per Android, il secondo per i Phone). In Italia non sono ancora attivi, una direttiva obbliga i Paesi Ue ad adeguarsi nel 2020. Funzionano così:

Quando parte una chiamata a un numero di emergenza (112 in Europa, 911 negli Usa, 111 in Nuova Zelanda, 999 negli Emirati), lo smartphone attiva il Gps e/o il Wi-fi per segnalare la posizione esatta da dove è partita la chiamata. Le coordinate vengono inviate automaticamente con un sms ai soccorsi. Dopo 30 secondi il software disattiva Gps e Wi-fi. Serve però una piattaforma in grado di riceverei dati e di inoltrarli ai soccorritori. L’Italia ha effettuato dei test tra il 2016 e il 2017 grazie a contributi europei.

Els (Emergency Location Service) e Aml (Advanced Mobile Location)
Els (Emergency Location Service) e Aml (Advanced Mobile Location)

In Italia si è iniziato a parlare di Aml nel 2017, ma solo ora si sono chiuse le trattative con Google e Apple per attivare il servizio. «Pochi mesi fa la Commissione 75, in cui convergono i ministeri dell’Interno, della Difesa, dello Sviluppo economico e le Regioni, ne ha approvato l’adozione per il Nue. Usare l’Aml non è obbligatorio, per questo ogni Paese si sta muovendo con i suoi tempi. Qui dovrebbe essere operativa nel giro di un paio d’anni».

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