Sergio Bramini: «Strozzato dallo Stato e dimenticato dai 5Stelle»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-21

L’imprenditore a cui Di Maio ha dedicato una legge va all’attacco dei giudici e dice che il ministro non è abbastanza forte per opporsi alle ingiustizie

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Vi ricordate di Sergio Bramini? Quella dell’imprenditore pignorato è una battaglia che il MoVimento 5 Stelle ha ingaggiato sin dal primo minuto e che ha visto la sua conclusione nella Legge Bramini annunciata da Luigi Di Maio una settimana fa. L’imprenditore in credito con lo Stato però non è entusiasta della soluzione e in un’intervista rilasciata al Giornale annuncia l’esproprio della sua azienda:

«Sì, doveva scattare domani (oggi ndr), ma i miei avvocati sono riusciti a rinviare la procedura al 16 gennaio. Lì ho anche i mobili della casa da cui mi
hanno buttato fuori, e c’è anche il mio cane. È assurdo che si applichi prima ancora che ci sia un’asta e una vendita. Quegli uffici sono vuoti. Non c’era alcun motivo di procedere così».

Perché si è arrivati a questo?
«Larisposta è semplice: non sono più un cittadino normale. Sono Sergio Bramini, quello che si è ribellato al sistema che strozza gli imprenditori. La magistratura si è accanita sul mio caso. Come sulla questione della casa. Ma ora basta, ho scritto una lettera per chiedere aiuto a Di Maio, Salvini e Bonafede».

legge bramini di maio

Bramini quindi sostiene, come succede a molti, che i giudici ce l’abbiano in qualche modo con lui per motivi misteriosi: una affermazione che lo accomuna a tanti che però poi, si è scoperto successivamente, erano in torto. Ma soprattutto, sostiene che Di Maio, il ministro, avrebbe dovuto “opporsi alla magistratura” nonostante ovviamente non ne abbia il potere:

Cosa ha chiesto?
«Di tutelarmi. Sulla mia abitazione è in corso un’ingiustizia. Grazie all’associazione Credito Italia avevo raccolto i soldi, oltre 370mila euro, per riprenderla. Le banche erano d’accordo, mancava solo il sì del curatore. Sembrava cosa fatta, visto che l’asta per la vendita era andata deserta. Solo un acquirente cinese aveva fatto un’offerta, ma venuto a conoscenza della situazione, aveva deciso di fare un passo indietro. Invece la casa gli è stata aggiudicata comunque e con una procedura palesemente irregolare. Per questo ora ho chiesto aiuto ora a Di Maio».

Scusi ma lei è un suo consulente al Mise, possibile che debba scrivergli per chiedere aiuto?
«Il mio ufficio è a venti metri dal suo ma non lo vedo mai. È sempre impegnato. L’ultima volta che l’ho visto è stato due mesi fa a margine di un convegno. Per risolvere il mio caso ci vuole la volontà politica di intervenire e opporsi alla magistratura, Di Maio, con tutta la stima che ho per lui,forse non ne ha abbastanza».

Insomma, una storia simile a tante altre. Che ora rischia di diventare maledettamente uguale.

Leggi sull’argomento: Legge di bilancio: tutto quello che il governo ha fatto e Di Maio non dice

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