Indovinate chi era ministro dell’Interno quando sono arrivati i tre presunti torturatori libici “aiutati” da Carola Rackete?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-26

Salvini oggi va all’attacco di Carola Rackete e del PD sulla base di una notizia riportata dal Giornale. A bordo della Sea Watch 3 ci sarebbero stati anche tre uomini accusati di stupri e violenze perpetrati nei campi libici. Nella foga di dare addosso ai buonisti l’ex ministro nemmeno si accorge che se le accuse fossero fondate avremmo la prova che i migranti fanno benissimo a scappare dalla Libia. Ah, e non dice nemmeno che i tre torturatori sono stati riconosciuti dai migranti sbarcati da Mediterranea la “nave dei centri sociali”

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«Carola ha dato un passaggio anche a tre torturatori libici», titola oggi il Giornale. Carola è ovviamente la comandante della Sea Watch 3 Carola Rackete. I tre torturatori libici invece – scrive sempre il Giornale – “sarebbero” arrivati a bordo della nave capitanata da quella che Salvini ha definito in varie occasioni comunista viziata, figlia di papà, vicescafista, sbruffoncella, fuorilegge, pirata, traghettatrice di migranti, delinquente che ha tentato di ammazzare dei militari italiani, complice dei trafficanti.

Che cos’è la storia dei tre torturatori libici “aiutati” da Carola Rackete

Salvini e Giorgia Meloni non hanno perso tempo a rilanciare la notizia pubblicata da Chiara Giannini (una che qualche tempo fa aveva diffuso le false foto degli stupratori di Rimini) e a puntare il dito contro Carola Rackete e contro i parlamentari del PD che prima dello sbarco dei migranti erano saliti a bordo della nave della ONG tedesca. «Non solo ha violato le leggi e speronato una motovedetta della Guardia di Finanza – scrive l’ex ministro dell’Interno su Facebook – Carola Rackete avrebbe scaricato in Italia tre immigrati accusati di violenze, stupri, sequestro, omicidio». Notate come anche il leader della Lega usi il condizionale, evidentemente nemmeno lui ha la certezza che la notizia sia vera.

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I “fatti” per come li racconta il Giornale sono questi: tre uomini (di cui il Giornale fa nome e cognome) sono accusati di «associazione per delinquere dedita alla gestione di un centro di prigionia illegale, associazione finalizzata a commettere una pluralità di delitti, “quali tratta di persone, violenza sessuale, tortura, omicidio, sequestro di persona a scopo di estorsione, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”». Sempre secondo il giornale i tre sarebbero (condizionale) stati a bordo quando sono saliti Fratoiani, Orfini, Delrio e Magi. Motivo per cui Salvini si dice pronto a denunciarli, per cosa?

La notizia è che in Libia i migranti sono torturati, stuprati e uccisi, Salvini se ne è accorto?

Non risulta infatti che ci siano indagini o contestazioni di reato a carico dei quattro parlamentari. Ed in effetti come potrebbe, al momento in cui i tre presunti (un po’ di garantismo non fa mai male) torturatori libici erano a bordo della Sea Watch non erano stati identificati. Questo perché le operazioni di identificazione avvengono dopo lo sbarco. Né i parlamentari né Carola Rackete quindi potevano sapere chi fossero quei tre. Infatti il Giornale scrive che si è giunti all’arresto dei tre uomini solo dopo che «erano stati riconosciuti da alcuni migranti sbarcati il 7 luglio a Lampedusa dalla nave Mediterranea».

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Lo sbarco dalla Sea Watch è avvenuto il 29 giugno, ammesso e non concesso che i tre presunti torturatori non fossero tra coloro che si erano gettati in mare ed erano sbarcati nei giorni precedenti quando la nave era al largo dell’isola. Se sono stati riconosciuti il 7 luglio significa che le forze di Polizia che hanno preso in carico tutti i migranti dopo lo sbarco non avevano ancora scoperto del loro passato. Il fatto che siano stati riconosciuti dai migranti sbarcati da quella che Salvini definisce “nave dei centri sociali” rende la denuncia del Giornale e di Salvini ancora più ridicola. Chissà: se quei migranti non fossero sbarcati o fossero morti in mare magari i tre “torturatori” l’avrebbero fatta franca. Un vero garantista, uno che ad esempio difende a spada tratta l’amico Gianluca Savoini o il compagno di partito Siri, dovrebbe sapere che un conto sono le accuse (gravissime in questo caso) un altro sono le sentenze. Vale la pena qui ricordare il caso di Medhanie Tesfamariam Berhe un cittadino eritreo che si è fatto tre anni di carcere con l’accusa di uno dei capi di un’organizzazione dedita al traffico di migranti e che è stato liberato perché vittima di un atroce scambio di persona.

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Fonte: Il Giornale del 26/09/2019

 

«Carola, sulla sua nave, aveva trasportato tre torturatori e stupratori libici, che sono stati arrestati in Italia» ha detto Matteo Salvini durante un comizio a Passignano sul Trasimeno (Perugia). Ma dal momento che i tre risulta al momento solo indagati forse è prematuro dire che sono dei criminali. Salvini però è uno che sostiene che la Rackete sia complice degli scafisti (in assenza di prove o di una sentenza) e quindi va bene così. In realtà la notizia è interessante perché – se le accuse fossero fondate – confermerebbe che in Libia i migranti vengono torturati, stuprati, rapiti, uccisi e detenuti in centri di prigionia illegale.

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Per Giorgia Meloni la notizia che in Libia uomini e donne vengono torturati, stuprati e uccisi è meno allucinante di quella dei parlamentari PD a bordo della Sea Watch

In un paese civile e democratico come il nostro questi dovrebbero motivi più che validi per tentare di scappare dalla Libia e chiedere lo status di rifugiato. Ma forse di questo né l’autrice dell’articolo né Salvini si rendono pienamente conto. Infine un piccolo appunto: Salvini chiede oggi spiegazioni al Viminale. Dovrebbe chiederle a sé stesso visto che quando i tre sono sbarcati e sono stati arrestati il ministro era lui.ù

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