Salvini indagato per Open Arms

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-11-19

La Procura di Agrigento ha iscritto Matteo Salvini nel registro degli indagati passando il fascicolo alla Dda di Palermo per i naufraghi lasciati venti giorni in mare. Nel suo interrogatorio Salvini scaricò tutto sulla Guardia Costiera

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Sono sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio le ipotesi di reato con le quali la Procura di Agrigento ha iscritto Matteo Salvini nel registro degli indagati passando il fascicolo alla Dda di Palermo competente per valutare le ipotesi di reato che dovranno adesso essere sottoposte al tribunale dei ministri.

Salvini indagato per Open Arms

Spiega oggi Alessandra Ziniti su Repubblica che il fascicolo è arrivato ieri sul tavolo del procuratore capo Franco Lo Voi che entro quindici giorni dovrà decidere se confermare le ipotesi di reato, riformularle o chiedere l’archiviazione. Si tratta del bis del caso Diciotti anche se quel procedimento fu poi trasferito a Catania perché i giudici ritennero che la condotta contestata a Salvini fosse cominciata quando la nave della Guardia costiera fu fatta entrare nel porto di Catania.

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Luigi Patronaggio, il procuratore di Agrigento che lo indagò per la Diciotti, lo mette sotto accusa per la Open Arms che sbarcò soltanto il 20 agosto dopo venti giorni in mare  164 migranti salvati in zona Sar libica e costretti in «condizioni estreme», follia e disperazione tanto da arrivare a gettarsi in mare nel tentativo di raggiungere la terraferma. All’epoca anche Toninelli e Trenta dovevano controfirmare le decisioni di Salvini e il ministro delle Infrastrutture scriveva questo su Facebook.

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Alcuni dei naufraghi, approdati al largo di Lampedusa e rimasti in 164 su una nave con due bagni turchi, decisero di buttarsi nell’acqua nel tentativo di raggiungere la terraferma.  I militari non potevano  riaccompagnarli a bordo dell’imbarcazione spagnola, perché si sarebbe trattato di un respingimento (che è vietato) e dovettero quindi condurli a terra.  «L’Autorità pubblica aveva consapevolezza della situazione d’urgenza e il dovere di porvi fine ordinando lo sbarco delle persone», scrisse il procuratore di Agrigento quando il 20 agosto decise di intervenire ordinando il sequestro della nave e lo sbarco dei migranti. Quell’Autorità pubblica era Matteo Salvini, forse ancora inconsapevole che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni da ministro dell’Interno.

Salvini e i malati immaginari

All’epoca Salvini definì “malati immaginari le persone sulla nave. La procura fece sbarcare tutti. Secondo Repubblica stavolta il quadro probatorio è più pesante rispetto al caso Diciotti:

Non c’è solo l’esito dell’ispezione sanitaria guidata da Patronaggio a testimoniare l’omissione di quegli atti d’ufficio che il Viminale avrebbe dovuto adottare. C’è anche il decreto cautelare d’urgenza del presidente di sezione del Tar del Lazio Leonardo Pasanisi che, alla vigilia di Ferragosto, aveva accolto il ricorso della Ong spagnola annullando il provvedimento di divieto di ingresso in acque territoriali italiane firmato da Salvini e dai ministri Toninelli e Trenta in virtù del decreto sicurezza-bis.

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Divieto di ingresso illegittimo – fu la valutazione del Tar sposata poi anche nell’inchiesta penale – perché «in violazione delle norme del diritto internazionale del mare in materia di soccorso», che prescrivono l’obbligo di soccorrere e portare immediatamente i migranti nel porto sicuro più vicino. E quelle imbarcazioni soccorse da Open Arms – come scrive lo stesso ministero dell’Interno nel suo ricorso – erano in distress, ovvero a rischio affondamento.

Ancora, nel fascicolo c’è la mail con la quale il comando della Guardia costiera ( per la prima volta) comunica al Viminale il suo «nullaosta allo sbarco», prendendo in qualche modo le distanze dalla rigida posizione della quale ora l’intera catena di comando del Viminale viene chiamata a rispondere, a cominciare dal capo di gabinetto Matteo Piantedosi.

Sarà la Procura di Palermo a valutare la sua posizione. Il suo interrogatorio, settimane fa, stupì i pm: «A dare il Pos – disse – doveva essere la Guardia costiera».

Il nuovo tribunale dei ministri di Palermo

E’ composto da tre giudici donne il nuovo Tribunale dei Ministri di Palermo che dovrà occuparsi dell’indagine a carico dell’ex ministro Matteo Salvini, indagato per sequestro di persone e omissione di atti d’ufficio per il caso della nave Open Arms. Una terna tutta al femminile, composta da Caterina Greco, Lucia Fontana e Maria Cirrincione. La Presidente sarà Caterina Greco, la più anziana, così come prevede la legge. Una composizione diversa, dunque, rispetto al Tribunale dei ministri che si occupò di Salvini, composto da Fabio Pilato – presidente- Giuseppe Sidoti e Filippo Serio. Salvini è stato indagato dalla Procura di Agrigento. Ma il fascicolo è già stato trasferito alla Dda di Palermo competente per valutare le ipotesi di reato che dovranno adesso essere sottoposte al tribunale dei ministri. Il fascicolo è arrivato ieri sul tavolo del procuratore capo Franco Lo Voi che entro dieci giorni dovrà decidere se confermare le ipotesi di reato, riformularle o chiedere l’archiviazione. Un altro caso Diciotti, insomma, quando il Tribunale dei ministri composto da Pilato con i giudici Filippo Serio e Giuseppe Sidoti, decise di mandre tutto ai colleghi di Catania perché Palermo non aveva la competenza territoriale per occuparsi dell’indagine a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Gli atti passarono così al Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, che successivamente li aveva inviati al Tribunale dei Ministri di Catania. L’allora Presidente del Tribunale dei ministri Fabio Pilato aveva fatto sapere di avere “portato a compimento le proprie attività” e “di avere rimesso gli atti al Procuratore della Repubblica di Palermo” Francesco Lo Voi “per l’ulteriore corso a seguito di declaratoria di incompetenza territoriale”, come disse allora il Presidente del Tribunale Salvatore Di Vitale. Il Tribunale dei ministri ha adesso 90 giorni di tempo, compiute le indagini preliminari e sentito il pubblico ministero, per decidere se archiviare o trasmette gli atti alla Procura perché quest’ultima chieda l’autorizzazione a procedere al Senato visto che Salvini è un senatore.

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