Russia e Cina: il Coronavirus arriva (o ritorna) dall’Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-02

La provincia cinese orientale dello Zhejiang segna il primo caso di “contagio di ritorno”. E anche in Russia un cittadino si ammala dopo essere tornato da Milano

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La provincia cinese orientale dello Zhejiang segna il primo caso di “contagio di ritorno” del Coronavirus dall’Italia, dopo quelli quasi tutti legati all’Iran di Pechino, del Guangdong e della regione autonoma Ningxia Hui. La commissione sanitaria locale, scrive il Global Times, ha riferito che la positività ai test è maturata ieri: Wang, questo il cognome della donna di 31 anni, era rientrata da Milano a Qingtian, contea della Zhejiang, il 28 febbraio. La paziente ha preso medicine dal 16 febbraio ai primi sintomi di febbre, tosse e diarrea. Non solo: anche un cittadino russo, rientrato recentemente dall’Italia, è risultato positivo al nuovo coronavirus, il primo a Mosca. Lo riporta la Tass citando il centro operativo russo per contrastare il virus. Secondo un portavoce del centro, la persona risultata positiva avrebbe contratto il virus “in forma blanda”. Secondo RIA Novosti, l’uomo sarebbe ricoverato in un ospedale di Mosca.

coronavirus contagiati guariti
Coronavirus: contagiati e guariti (Il Messaggero, 2 marzo 2020)

Per questo il terminal F dello scalo moscovita di Sheremetyevo, il più grande del Paese, si è trasformato in un set di un film post-apocalittico. Ad attendere i passeggeri in arrivo da aree a rischio Coronavirus, come Cina, Iran, Sud Corea e anche l’Italia, ci sono infatti schiere di addetti vestiti con tute protettive bianche, mascherine ed occhiali. Ogni singola persona è tenuta a compilare un modulo in cui comunica le proprie generalità, aree di provenienza, e indirizzo di pernottamento in Russia per i successivi sette giorni. Dati che poi vengono controllati e registrati dagli addetti. Prima di sbarcare dagli aerei i passeggeri vengono controllati con le fotocamere termiche, così da rilevare casi sospetti. Terminata la procedura, ai passeggeri viene consegnato un vademecum in cui si consiglia di non frequentare luoghi affollati per 14 giorni e di avvisare le autorità sanitarie se si sviluppano i sintomi del virus. La Farnesina, sul suo sito Viaggiare Sicuri, avverte che “i viaggiatori che presentino anche solo leggeri sintomi influenzali o da raffreddore/tosse, o con poche linee di febbre, vengono trattenuti in osservazione presso l’aeroporto stesso, con difficoltà di comunicare con l’esterno”.

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