Attualità
Roma, i luoghi dello spaccio (a telecamere spente)
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-10-27
Ci sono spacciatori stanziali che rimangono in città e pattugliano i soliti luoghi per molto tempo e poi ci sono quelli mordi-e-fuggi. Tutti aiutati dalla videosorveglianza inefficiente
A Roma lo spaccio di stupefacenti è a cielo aperto. Via dell’Archeologia, a Tor Bella Monaca, è la più simile a una vera e propria “piazza”, dove si spaccia anche all’interno dei palazzi popolari, edifici che a volte contano fino a 32 ingressi quasi impossibili da controllare. Per il resto, racconta oggi un reportage di Antonio Massari sul Fatto, Roma è infestata da “zone di spaccio”, “vie dello spaccio” e soprattutto pusher itineranti.
Roma, i luoghi dello spaccio (a telecamere spente)
Ci sono spacciatori stanziali che rimangono in città e pattugliano i soliti luoghi per molto tempo e poi ci sono quelli mordi-e-fuggi, che magari arrivano da fuori nella Capitale con il loro carico di roba da smerciare e se ne vanno non appena hanno finito il carico, per poi magari tornare successivamente. L’identikit dei primi corrisponde agli uomini indiziati per lo stupro e l’omicidio di Desirée Mariottini, ma loro utilizzano una tecnica diversa da quella usata a Scampia:
Camminano. Si spostano in continuazione. Portano i loro clienti sugli autobus. Ed è ovviamente una tecnica per evitare controlli. Esattamente l’antitesi della piazza di spaccio che protegge spacciatori e consumatori con lasua organizzazione militare. Ma questo non significa che sia difficile sapere dove andare per acquistare qualsiasi dose. Anzi.
C’è innanzitutto un triangolo al centro di Roma. Un lato parte dalla stazione di Roma Termini e punta a sud di Roma, verso via Giolitti, Porta Maggiore, per poi unire idealmente i rioni San Lorenzo e Pigneto. Da un lato i “ballatoi” della zona Termini, una vera e propria “strada dello spaccio”, dall’altro i pusher della movida, tra via Tiburtina e via Prenestina, tra i locali di San Lorenzo e Pigneto, affollati di studenti e pub. Il Pigneto ha perso un po’della sua potenza stupefacente, dopo i numerosi interventi delle forze dell’ordine, ma in piazza del Pigneto il fenomeno è stato senza dubbio ridimensionato, non certo sradicato.
Più ci si avvicina alle periferie, e più – come è ovvio – la situazione peggiora, come a Torre Angela e Tor Bella Monaca. Casi a parte Ostia e San Basilio: qui la criminalità è più organizzata ed è prevalentemente italiana.
Roma a occhi chiusi
Nel loro business gli spacciatori sono oggettivamente aiutati da una questione puramente tecnica: qualcosa non funziona nel grande sistema di videosorveglianza rinnovato per il Giubileo della Misericordia del 2015. Vuoi per la mancata cura del verde che oscura gli occhi elettronici e le comunicazioni radio tra un dispositivo e l’altro, vuoi per l’obsolescenza che negli anni ha investito parte degli impianti più vecchi, più di un terzo delle sentinelle automatizzate del Campidoglio è fuori uso. Anche perché ogni tanto il Comune dimentica addirittura di partecipare alle gare.
E così, racconta oggi Repubblica Roma, la città ha gli occhi chiusi e non vede lo spaccio, e se non vede non può intervenire nemmeno successivamente anche quando sarebbe necessario per le indagini. . Quattro telecamere sulle 14 complessivamente installate nel quartiere in cui è stata uccisa Desirée, la 16enne di Cisterna di Latina violentata e poi lasciata morire in un palazzo abbandonato di via dei Lucani. «Siamo messi così anche in alcune delle strade del Pigneto. In alcuni casi il problema è il ponte radio tra le videocamere, coperto dagli alberi», commentano gli addetti della Sala. Un’altra area che, come si legge nelle missive scambiate negli ultimi mesi tra i diversi dipartimenti capitolini coinvolti nella gestione della Sala, è «considerata sensibile per ciò che concerne l’ordine pubblico».