Pensioni, quota 100 solo con 38 anni di contributi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-04

Sarà sempre la quota di contributi, fissata a 38, a permettere eventualmente l’uscita. Si lavora al blocco dell’adeguamento ma le età della Fornero rimarranno in vigore con un limite

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La “vigliacca” riforma Fornero, come l’ha chiamata ieri Matteo Salvini in conferenza stampa, sarà superata con uno stanziamento di 7 miliardi. Secondo i calcoli della Lega è questa la cifra per rendere possibile il pensionamento a quota 100 con 62 anni di età e 38 di contributi, una misura che dovrebbe coinvolgere almeno 450 mila persone. Allo studio ci sarebbe anche l’ipotesi di far andare in pensione chi ha almeno 41 anni di contributi, senza tenere in considerazione l’età anagrafica. Ma sembra che qualcosa cambierà rispetto alle premesse: Nicola Lillo sulla Stampa scrive che dovrebbe essere possibile andare in pensione solo con il meccanismo 62+38. Per chi è più anziano resta sempre l’asticella dei 38 anni di versamenti: di conseguenza la Quota potrebbe crescere, ad esempio a 101 per chi ha 63 anni di età e 38 di contributi, 102 per chi ha 64 anni e così via. Per le pensioni di vecchiaia che si raggiungeranno a 67 anni dovrebbe restare l’incremento dell’aspettativa di vita. Inoltre dovrebbe essere prevista la proroga dell’opzione donna con l’anticipo per l’accesso alla pensione a fronte del ricalcolo interamente contributivo per gli anni di lavoro.

riforma fornero quota 100
L’ipotesi di riforma (Corriere della Sera, primo ottobre 2018)

Sarà quindi sempre la quota di contributi, fissata a 38, a permettere eventualmente l’uscita dal mondo del lavoro. E questo manda in soffitta tutte le ipotesi fatte in questi mesi e l’eventualità di un provvedimento davvero rivoluzionario, visto che raggiungere i 38 anni di contributi sarà difficile soprattutto al Sud. La notizia positiva è che non ci sarà il taglio dell’1,5% dell’assegno per ogni anno di anticipo rispetto all’attuale età di ritiro (66 anni e 7 mesi). Non ci sarà nemmeno il ricalcolo contributivo dell’assegno a partire dal 1996, che avrebbe tagliato l’importo di una percentuale tra il 10 e il 15%. E non ci sarà nessun tetto nemmeno ai contributi figurativi accumulati durante gli anni di lavoro. Significa che potranno usare lo scivolo anche coloro che nella vita lavorativa hanno dei «buchi» dovuti, per esempio, a dei periodi di cassa integrazione. Il Messaggero fa sapere che si lavora anche al blocco dell’adeguamento automatico dell’età di pensionamento alla speranza di vita. Il prossimo anno, il 2019, l’età di vecchiaia sarebbe passata da 66 anni e 7 mesi a 67 anni, e quella di anzianità da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi. Questo scatto non ci sarà. Ma le età della Fornero, ossia i 66 anni e 7mesi, rimarranno in vigore come un limite superiore al pensionamento (e per le pensioni di vecchiaia). Così come rimarranno bloccati i 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per uscire dal lavoro (non ci sarà per ora l’abbassamento a 41 anni come previsto dal contratto di programma).

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