Retroazione: così Tria tenta di rimangiarsi il deficit/PIL al 2,4%

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-06

La parola d’ordine è retroazione, ovvero le maggiori entrate dovute a un PIL più elevato. Ma l’UE ci cascherà?

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Il ministro Giovanni Tria è al lavoro per rendere la Manovra del Popolo potabile in attesa del verdetto di Bruxelles, che rischia di essere negativo in ogni caso. L’ultimo tentativo del responsabile dell’Economia riguarda una dote di quattro miliardi (in meno di deficit) da presentare all’Unione Europea per garantirgli che il deficit/PIL sarà più basso di quanto annunciato. Spiega oggi Roberto Petrini su Repubblica:

In verità, nel mezzo delle polemiche dei leader gialloverdi, Tria ha già tentato dei piccoli passi in avanti. Ad esempio sulla scalettatura del deficit-Pil: a fine settembre era stato annunciato al 2,4 per cento per tre anni, con conseguente festeggiamenti dal balcone di Palazzo Chigi, poi il 3 ottobre, la nota di aggiornamento al Def ridimensionò il 2020 al 2,1 e il 2021 all’1,8 per cento. Un ritocco che Bruxelles non prese neanche in considerazione e rinviò al mittente. Ma comunque un tentativo di moderazione.

Ora la partita che il ministro sta giocando si chiama “retroazione”. La formula è pressoché sconosciuta ma figura già nella lettera che il Tesoro ha inviato a Bruxelles il 22 ottobre scorso. Tria avverte, in buona sostanza, che, come ha detto alla Giornata del risparmio nei giorni scorsi, il tetto del deficit al 2,4 per cento, fissato nei documenti italiani, corrisponde ad una crescita del solo 0,9 per cento del Pil. Di conseguenza, nella prospettiva del Tesoro, visto che l’obiettivo fissato di crescita del Pil è ben maggiore, cioè dell’1,5 per cento, il deficit potrebbe diminuire e finire l’anno al 2,1-2,2 per cento.

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I conti della manovra (Il Sole 24 Ore, 17 ottobre 2018)

Perché questo effetto non si vede dai conti?

Perché la “retroazione”, cioè le maggiori entrate dovute ad un Pil più elevato, circa 4 miliardi, di solito vengono rilevate a consuntivo, dunque nel marzo del 2020 mentre il Tesoro invita a considerarle “incassate” fin da oggi. Naturalmente questo ragionamento non scavalca le obiezioni di una crescita minore rispetto alle tendenze internazionali (che stanno intorno all’1 per cento) e continua a contare su una manovra che avrà un effetto espansivo sul Pil. Ma la cifra della “retroazione” potrebbe tornare utile se messa nero su bianco.

Ci cascheranno?

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