Renzi, il prestito per la villa a Firenze e i soldi da Davide Serra

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-01

La causale del versamento della Pida è riferita al saldo di un vecchio debito con la signora Piccioni, ma — hanno calcolato gli analisti dell’antiriciclaggio — ballano 158 mila euro in più del dovuto. Quanto basta per allungare sull’operazione l’ombra della possibile violazione della legge sul finanziamento a partiti e parlamentari

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Spunta anche Davide Serra di Algebris nella storia del prestito ricevuto da Matteo Renzi per la sua villa a Firenze ricevuto dalla famiglia Maestrelli e restituito dopo quattro mesi. Il Sole 24 Ore spiega oggi che la storia potrebbe avere ulteriori aspetti da approfondire:

Sulla base di una segnalazione di operazione sospetta (Sos) arrivata al Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Firenze, al comando del colonnello Luca Levanti, nel 2018 dal nucleo Valutario della Gdf si chiede un approfondimento ulteriore rispetto a una precedente Sos che riguardava proprio la signora Picchioni, nell’ambito di un fascicolo di un caso di bancarotta di un piccolo imprenditore fiorentino.

Si spiega dunque che Picchioni aveva ricevuto un finanziamento da parte di suoi familiari (i figli) per 700mila euro, finalizzato a effettuare un prestito ai coniugi Matteo Renzi e Agnese Landini per l’acquisto di un immobile valutato complessivamente 1,4 milioni di euro. Successivamente, nel giugno 2018, la cifra è stata restituita con un versamento dal conto corrente dei coniugi a favore di Anna Picchioni a titolo di «restituzione prestito».

La provvista per la restituzione del denaro che parte dal conto personale di Renzi, ora sotto la lente degli inquirenti, era di 500mila euro, presso la Bnl (filiale di Roma). Dall’analisi dell’estratto conto emerge che il senatore ha ricevuto 119mila euro da Celebrity speakers e Mind Agency per attività di conferenziere e 454mila euro dalla Arcobaleno 3 srl; il resto dal fondo Algebris Uk, riconducibili a Davide Serra.

matteo renzi anna picchioni riccardo maestrelli

Repubblica spiega che la Sos sui cachet di Renzi risale alla fine del 2018 ed è stata trasmessa al Nucleo di polizia economico-finanziaria di Firenze, che già stava lavorando sui movimenti di denaro attorno all’acquisto della casa da 11 vani e 285 metri quadrati di via Tacca, zona di pregio vicina al panoramico Piazzale Michelangelo:

Nonostante sulla vicenda la procura di Firenze abbia aperto un fascicolo modello 45, quindi senza indagati né ipotesi di reato, le carte di Bankitalia sono state allegate a un altro procedimento (numero 13966/2017 del Registro generale delle notizie di reato), che riguarda la bancarotta della Coam, società del costruttore Andrea Bacci. Il motivo è che Bacci, oltre a far parte del Giglio Magico di Renzi, ha intessuto relazioni di tipo imprenditoriale con la famiglia Maestrelli, finita anch’essa in un precedente report dell’antiriciclaggio di Bankitalia. Tutta colpa di quel prestito “laser” di 700 mila euro che la vedova Picchioni ha concesso al senatore, con una scrittura privata davanti a un notaio, per permettergli di pagare la caparra della villa sui colli fiorentini.

Occhio alle date: il 12 giugno la Pida srl, la holding dei tre fratelli Maestrelli (tra cui Riccardo, nominato nel 2014 dal governo Renzi alla Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare), gira 700 mila sul conto della madre, dopo poche ore Anna Picchioni fa un bonifico della stessa cifra sul conto di Renzi e della moglie Agnese Landini presso il Banco di Napoli. La causale del versamento della Pida è riferita al saldo di un vecchio debito con la signora, ma — hanno calcolato gli analisti dell’antiriciclaggio — ballano 158 mila euro in più del dovuto. Quanto basta per allungare sull’operazione l’ombra della possibile violazione della legge sul finanziamento a partiti e parlamentari.

Leggi anche: La villa di Renzi, il prestito di Maestrelli e il rischio finanziamento illecito

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