Economia

Reddito di emergenza: le richieste in pagamento e quelle ricevute dall’INPS

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-17

Al 7 luglio l’Inps ha ricevuto solo 478mila richieste, la metà di quanto stimato dal governo (868mila). Di queste, spiega oggi Il Sole 24 Ore, 190mila sono in pagamento: per la precisione sono 189.824

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Per il reddito di emergenza da destinare alle famiglie in difficoltà economica a causa del Coronavirus al 7 luglio l’Inps ha ricevuto solo 478mila richieste, la metà di quanto stimato dal governo (868mila). Di queste, spiega oggi Il Sole 24 Ore, 190mila sono in pagamento: per la precisione sono 189.824.

La misura è stata introdotta con il dl 34 allo scopo di garantire un sostegno alle famiglie che nel periodo di emergenza Covid-19 si sono trovati in condizioni di particolare disagio economico. Il beneficio, che può essere corrisposto per due mensilità, è pari a 400 euro per un nucleo mono-componente ed è incrementato di 160 euro per ulteriori componenti maggiorenni e 80 euro per ulteriori componenti minorenni ma non può comunque superare gli 800 euro mensili complessivi (840 euro nel caso in cui siano presenti nel nucleo componenti disabili gravi). Per il Rem sono stati autorizzati circa 955 milioni di spesa ipotizzando richieste da almeno 868.000 nuclei familiari e poco più di 2 milioni di persone.

La platea stimata dal governo è stata nella sostanza confermata dalle simulazioni dell’Ufficio parlamentare di Bilancio considerando anche i 436mi1a nuclei familiari che avrebbero i requisiti per ottenere il Reddito di cittadinanza (RdC) ma non ne hanno mai fatto richiesta Il 27% della platea stimata per il Rem è composta tra da cittadini stranieri finora esclusi dal RdC, strumento valido solo per chi è in possesso della cittadinanza italiana, ha un permesso di soggiorno di lungo periodo e risiede in Italia da almeno io anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo.

reddito di emergenza

L’emergenza lavoro nel Mezzogiorno (Il Sole 24 Ore, 17 luglio 2020)

Il quotidiano spiega che tra i motivi dello scarso riscontro ci sono le eccessive condizionalità previste e che non sono state modificate con la proroga al 31 luglio del termine inizialmente fissato a fine giugno (dl 52/2020): “Questo strumento di carattere universalistico è infatti incompatibile con altre forme di aiuto legate all’epidemia ma non può essere riconosciuto se, per esempio, solo un componente della famiglia ha un reddito da lavoro con retribuzione lorda superiore ai 400 euro mensili”.

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