Economia

Il piano con 137 progetti per spendere i soldi del Recovery Fund

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-23

Presentato il 21 giugno scorso a conclusione degli Stati  generali che si erano tenuti a Villa Pamphili a Roma. E prevede al primo posto le infrastrutture, a partire dall’Alta velocità al Sud, fino alla modernizzazione della Pubblica amministrazione, al potenziamento  delle reti in fibra ottica

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Il piano con 137 progetti per spendere i soldi del Recovery Fund è quello presentato il 21 giugno scorso a conclusione degli Stati  generali che si erano tenuti a Villa Pamphili a Roma. E prevede al primo posto le infrastrutture, a partire dall’Alta velocità al Sud, fino alla modernizzazione della Pubblica amministrazione, al potenziamento  delle reti in fibra ottica. Un’altra area di intervento è quella della riforma degli ammortizzatori sociali, in particolare per quanto riguarda le norme che regolano la Cassa integrazione.  Tra i capitoli principali di intervento figurano anche la Sanità e la scuola, con il potenziamento della didattica. Ma, spiega oggi il Corriere della Sera, c’è anche un piano B meno ortodosso dal punto di vista comunitario ma sul quale c’è una forte spinta politica: il taglio dell’Iva per gli acquisti con carta di credito e bancomat, dunque in chiave anti evasione fiscale. Aggiunge il quotidiano che ci sono però altri ambiti di intervento:

Tra le voci c’è la sanità, che è anche l’unico capitolo di spesa possibile per il Mes, l’altro canale di aiuti comunitari che però spacca la maggioranza con il Movimento 5 Stelle che non ne vuole sentire parlare e il Pd che invece non molla la presa. La sanità sarà dunque una delle voci del Recovery plan. Ma quanto si investirà in questo capitolo dirà molto sulla partita in corso sul Mes e quindi sui rapporti di forza nella maggioranza. Sugli ammortizzatori sociali ci dovrebbe essere un’estensione che arrivi a coinvolgere anche i lavoratori atipici, dai contratti a termine ai collaboratori che oggi sono meno protetti. Il Recovery fund potrebbe portare anche alla creazione di un’agenzia separata per gestire la cassa integrazione, dopo i problemi che ci sono stati con l’Inps e la moltiplicazione dei suoi compiti. Un aiuto ci potrebbe essere anche per la  scuola e l’università, ma di sicuro non per la riapertura insicurezza a settembre, scadenza troppo ravvicinata per usare i fondi europei. Potrebbe essere invece potenziata la didattica a distanza. Sia come modalità parallela in un mondo più sempre tecnologico. Sia come rete di sicurezza se nei prossimi mesi ci dovesse essere una seconda ondata del contagio tale da costringere a una nuova chiusura, magari non a tappeto ma mirata

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Il sondaggio di Euromedia Research (La Stampa, 22 luglio 2020)

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