Quanto ci perdono gli statali che vanno in pensione con quota 100

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-28

I calcoli del Messaggero: il meccanismo comporterebbe una riduzione dell’assegno rispetto a quello “potenziale” tra il 10% e il 13%

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Quanto perderanno della loro pensione i lavoratori statali che usciranno dal lavoro con quota 100? I conti del Messaggero dicono oggi che i lavoratori pubblici rischiano di rimetterci fino al 13% della loro pensione. Il quotidiano ricorda che gli statali non soltanto dovranno rispettare la regola della cosiddetta «finestra mobile», ossia attendere tre mesi dal momento in cui maturano il diritto alla pensione prima di poter concretamente lasciare il lavoro, ma dovranno anche dare un «preavviso» di altri tre mesi. Questo significa che i primi dipendenti pubblici ad andare in pensione con il requisito minimo dei 62 anni di età e dei 38 di contributi, lasceranno i ranghi della pubblica amministrazione soltanto a partire da luglio del prossimo anno. Per chi lavora nella scuola, poi, la finestra sarà annuale. I professori, ma da sempre è così, potranno lasciare il lavoro solo dal mese di settembre in modo da garantire la continuità didattica.

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E poi c’è l’emolumento. UNSA CONFSAL ha fornito i numeri della tabella. Il confronto è tra quanto prenderebbe uno statale (i profili sono quelli di dipendenti ministeriali), anticipando l’uscita con «Quota 100» e quanto prenderebbe invece, aspettando almeno fino all’età ordinamentale (65 anni) in cui in teoria l’amministrazione potrebbe pensionare i propri dipendenti (in poche lo fanno, lasciando invece attendere il requisito di vecchiaia dei 66 anni e 7 mesi). Chi si trova nel sistema misto, e dunque ha una pensione in parte calcolata sui contributi versati, anticipando l’uscita rinuncia di fatto ad alcuni anni di contribuzione aggiuntiva. Secondo i calcoli fatti dall’Unsa, questo meccanismo comporterebbe una riduzione dell’assegno rispetto a quello “potenziale” tra il 10% e il 13%. Per un dipendente ministeriale di terza area, per esempio, la pensione mensile lorda con «Quota 100», sarebbe di 2.504 euro circa, contro i 2.752 euro che si otterrebbero lavorando tre anni in più. Insomma, un taglio del 9,9%. Un dipendente di seconda area, invece, anticipando la pensione otterrebbe un assegno di 1.686 euro lordi mensili, contro una pensione di 1.907 euro lordi mensili che avrebbe lavorando almeno fino a 65 anni.

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