Perché il piano da 300 miliardi di Juncker è aria fritta

di Guido Iodice

Pubblicato il 2014-11-17

Qualcuno avverta Renzi che i famosi investimenti promessi da Juncker potrebbero essere soltanto un esercizio di ingegneria finanziaria. L’unica via d’uscita dalla stagnazione è sempre la stessa: la BCE deve annullare gli spread comprando titoli di stato dei paesi periferici

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Il piano di 300 miliardi di euro di investimenti promesso dal neo-presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, su cui punta Matteo Renzi per far tornare la crescita in Italia? Non ci sono i soldi. Lo mette in evidenza un’analisi dell’agenzia di stampa Reuters.
 
IL PIANO DA 300 MILIARDI SENZA SOLDI
«Il programma rischia di diventare un esercizio di ingegneria finanziaria», scrive Reuters. La cifra di 300 miliardi comprende sia investimenti pubblici che privati. Riguardo ai primi, l’Unione deve tenere il suo (piccolo) bilancio in pareggio, quindi non ha risorse aggiuntive proprie. Dei paesi membri solo la Germania potrebbe spendere di più, ma Berlino pare poco disposta ad allargare i suoi bilanci in modo significativo. Solo una minuscola concessione di 10 miliardi è tutto quanto è stato promesso dal governo tedesco. «Il nostro obiettivo è quello di attirare denaro privato per i grandi progetti infrastrutturali nel settore dell’energia, dei trasporti, della banda larga e della ricerca e sviluppo. Il settore privato non può prendere tutti i rischi», ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Jyrki Katainen alla Reuters. Ma è appunto questo il problema: «Se si trattasse di soldi in più, sarebbe ok, ma temo che saranno fondi prelevati da altre poste del bilancio dell’Unione europea», sostiene Christoph Weil, economista di Commerzbank. Il piano presentato all’epoca dal Sole in un’infografica:


E IL VECCHIO PIANO CHE FINE HA FATTO?
Già si è visto molto poco dei 120 miliardi di euro del “patto per la crescita e l’occupazione” che i leader dell’UE hanno approvato all’inizio del 2012, che non è riuscito a prevenire la recessione ed è stato seguito da due anni di investimenti in calo, sottolinea Reuters. Juncker ha anticipato che le nuove misure saranno finanziate «attraverso l’uso mirato dei fondi strutturali esistenti e della Banca europea per gli investimenti (BEI) con gli strumenti già esistenti o da sviluppare» mentre il suo vice Katainen ha ipotizzato un aumento di capitale della BEI e garanzie per gli investitori privati. Ma gli economisti sono scettici sulla volontà degli investitori di indebitarsi, seppure a basso costo. Prestiti meno costosi per gli investitori hanno poco senso con i tassi della Banca centrale europea vicini allo zero. Il denaro a buon mercato è già disponibile. Secondo Carsten Brzeski di ING ciò che farebbe la differenza, come dicono gli americani, è un impulso per una maggiore integrazione della zona euro, riducendo al minimo il rischio di deflagrazione della moneta unica. Traduciamo noi: la BCE deve annullare gli spread comprando titoli di stato dei paesi periferici. E, ancora, non si può contare sulla buona volontà degli investitori privati. «Il piano di 300 miliardi di investimento deve essere coerente e l’indebitamento (privato) molto piccolo perché sia realistico e convincente», in caso contrario sarebbe solo un’illusione.

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