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Il piano del governo per sequestrare le navi delle ONG

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-07-01

Nelle trattative che il governo italiano ha in corso con altri Paesi e la Commissione europea è stata avanzata anche un’altra possibilità: il sequestro delle navi delle Ong che non rispettano alcuni parametri

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Non solo l’idea di bloccare l’approdo delle navi dei migranti nei porti italiani. Nelle trattative che il governo italiano ha in corso con altri Paesi e la Commissione europea è stata avanzata anche un’altra possibilità: il sequestro delle navi delle Ong che non rispettano alcuni parametri. Ne parla oggi Marco Galluzzo sul Corriere della Sera:

È una delle opzioni, che si accompagnerebbe all’adozione di un Codice di condotta europeo, su cui sia il ministero dell’Interno che Palazzo Chigi stanno ragionando in queste ore insieme alle Commissione di Bruxelles. Un Codice europeo per le navi Ong, che introdurrebbe una serie di obblighi nuovi in termini di attrezzature e caratteristiche di personale, schiuderebbe la possibilità di requisire i natanti fuori legge.

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L’Italia ha minacciato di dare il via da mercoledì a un piano per bloccare l’entrata nei porti alle navi delle ONG. Violando norme e regole del diritto internazionale. Ma, spiega ancora il Corriere, non c’è ancora molta chiarezza nelle intenzioni del governo Gentiloni:

Il problema, rilevano fonti della Commissione, è che finora sia Palazzo Chigi che il Viminale hanno presentato e discusso con gli alleati un ventaglio di proposte, ma senza un piano concreto né una dose sufficiente di chiarezza nelle richieste, che possa in qualche modo aiutare a coagulare un consenso collettivo. La Commissione Juncker, investita formalmente del problema dal nostro ambasciatore, ha intenzione di aiutare l’Italia, ma il quadro è fluido per procedere verso una direzione, e un programma, univoci.
In più molte delle richieste italiane non dipendono solo dalla Commissione, ma anche da intese bilaterali. E in questo caso molti Paesi Ue sono restii ad aperture di credito all’Italia. Da Parigi a Madrid si contesta la lenta attuazione della nuova normativa introdotta da Minniti, l’efficienza del nostro sistema di controllo delle domande d’asilo, la mancata creazione di hotspot e centri. Insomma nel suo difficile cammino verso un aiuto dei 27 Roma sconta due gap: un sistema di controllo interno dei migranti giudicato carente persino a Bruxelles, e una sorta di indecisione interna e di merito,anche in seno allo stesso esecutivo.

Leggi sull’argomento: Perché bloccare i porti alle ONG non risolverà il problema degli sbarchi

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