Attualità
Perché il tribunale ha sospeso l’ordinanza di Musumeci sui migranti via in 48 ore dalla Sicilia
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2020-08-28
Secondo il Tar l’ordinanza va oltre il potere delle Regioni (e questo si sapeva). Ma non solo: perché in realtà i numeri reali della situazione dell’isola non giustificano la decisione del governatore
Il Tribunale Amministrativo Regionale di Palermo ha sospeso ieri l’ordinanza-spettacolo del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci in attesa del giudizio di merito. Ma quello che c’è scritto nel primo atto della battaglia legale tra governo e Regione già sembra poter orientare le prossime udienze. Secondo il tribunale l’ordinanza «va oltre i poteri delle Regioni e non c’è stata una rigorosa istruttoria per dimostrare l’esistenza di un concreto aggravamento del rischio sanitario legato alla diffusione del Covid tra la popolazione locale quale conseguenza del fenomeno migratorio».
Perché il Tar ha sospeso l’ordinanza di Musumeci
Il ricorso del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e della ministra degli Interni Luciana Lamorgese si basa in gran parte sulla situazione attuale e recente negli hotspot e nei centri di a accoglienza, «ad eccezione di Lampedusa», nei quali non c’è alcun «sovraffollamento» né rischio contagio da coronavirus. Secondo il governatore Musumeci la chiusura di «tutti i centri di accoglienza» dell’Isola, e dei porti, è dovuta alla mancanza di distanziamento e di regole sanitarie. Ma cosa dicono i numeri reali dell’accoglienza in questa estate ad alta tensione? Quanti migranti sono stati ospitati nell’Isola, quanti restano ancora qui? E nei principali centri di accoglienza che numeri si registrano? Scrive oggi Antonio Fraschilla su Repubblica:
«Con riferimento alla situazione nei centri di accoglienza presenti in Sicilia — si legge nel ricorso di Conte e Lamorgese — a parte il caso dell’hotspot di Lampedusa, dove la situazione di grave sovraffollamento è determinata dall’elevato numero di arrivi, i grandi centri adibiti alla quarantena vengono utilizzati per un numero di ospiti ben inferiore alla effettiva capienza». Ed ecco i numeri: nell’hotspot di Pozzallo la capienza è di 230 posti e in media quest’estate il centro ha accolto 160 migranti, attualmente ne ospita 80; nell’hotspot di Messina la capienza è di 160 posti, in media ha ospitato 120 migranti e sarà chiuso in questi giorni; il centro nell’ex caserma Gasparro di Messina può ospitare 150 migranti, in media ne ha accolti 70 e attualmente vi dormono in 50; il Cara di Caltanissetta ha una capienza di 456 posti, in media ha accolto 370 e attualmente nella struttura ci sono 360 richiedenti asilo. Dal Viminale aggiungono che «delle diverse strutture sparse sul territorio siciliano tutte, a parte piccole eccezioni, sono occupate per un numero di posti ben inferiore alla capienza».
Attualmente i migranti nell’Isola sono circa 4mila, compresi quelli sulle navi quarantena. Questa estate sono sbarcati 10.753 migranti e 3.539 sono stati trasferiti oltre Stretto. All’appello ne mancano circa duemila: si tratta di tunisini ai quali è stato dato un foglio di via dopo l’esito negativo del tampone. Un fatto che ha creato polemiche a Trapani, dove giorni fa molti nordafricani si sono accampati in strada o alla stazione, in attesa di un treno verso Palermo per poi proseguire verso altre regioni.
La situazione di Lampedusa è l’unica di vero sovraffollamento, ma da sola, per Tar e governo nazionale, non basta a giustificare la decisione del governatore Musumeci di chiudere la Sicilia a ogni migrante. Nel centro di Lampedusa, che può ospitare 190 sbarcati, negli ultimi giorni sono stati accolte 1.300 migranti in condizioni non dignitose. Ieri 850 di loro sono stati portati via.
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