Pensioni di invalidità: gli aumenti non sono per tutti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-09

Il fondo da 46 milioni di euro non basterà a coprire tutte le richieste, dicono le associazioni dei disabili. Praticamente resta esclusa la maggioranza del mezzo milione di invalidi totali censiti dall’Inps

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La settimana scorsa abbiamo parlato della corsa tra MoVimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia per accaparrarsi il merito dell’aumento delle pensioni di invalidità da 285,66 a 516,46 euro mensili. Come abbiamo spiegato, l’emendamento poi approvato era stato presentato da Fratelli d’Italia e la prima firma era di Giorgia Meloni. Oggi però si scopre che l’aumento non ci sarà il prossimo mese e la platea dei beneficiari è assai ristretta. Racconta Il Fatto Quotidiano:

Lo scorso 24 giugno, la Corte Costituzionale ha stabilito l’aumento delle pensioni di invalidità civile al 100%, cioè delle persone che non possono in nessun modo lavorare. Una sentenza storica che porterà ad innalzare l’importo mensile di 285,66 euro, giudicato dalla Corte “non sufficiente a soddisfare i bisogni primari della vita”. È stato quindi affermato che il cosiddetto “incremento al milione” (516,46 euro) – da  tempo riconosciuto per vari trattamenti pensionistici – vada assicurato anche agli invalidi civili totali senza attendere il raggiungimento del 60° anno di età, attualmente previsto dalla legge. Non c’è un effetto retroattivo. La sentenza della Corte non è stata però ancora pubblicata.

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Infatti La proposta approvata (Bollettino delle Giunte e Commissioni del 03/07/2020) prevede, dopo l’articolo 89 del decreto, di inserire il seguente articolo.

Art. 89-bis.
(Applicazione della sentenza della Corte costituzionale in materia di trattamenti di invalidità civile)

1. Nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali è istituito un fondo, con una dotazione iniziale pari a 46 milioni di euro per l’anno 2020, destinato a concorrere a ottemperare alla sentenza della Corte costituzionale, pronunciata nella camera di consiglio del 23 giugno 2020, in materia di riconoscimento dei benefìci di cui all’articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, in favore degli invalidi civili totali, indipendentemente dal requisito dell’età pari o superiore a sessanta anni previsto dal comma 4 del medesimo articolo 38. Conseguentemente, all’articolo 71, comma 1, capoverso articolo 22-ter, al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: 2.740,8 milioni di euro con le seguenti: 2.673,2 milioni di euro.

Ma questo, spiegano le associazioni, avrà un effetto curioso:

Così per accelerare i pagamenti è stato presentato l’emendamento al dl Rilancio, approvato da tutte le forze politiche, che stanzia un fondo di 46 milioni di euro nel 2020. Un plafond che, tuttavia, non basterà a coprire tutte le richieste. Inoltre, le associazioni dei disabili hanno posto l’accento sui limiti imposti per ottenere l’aumento, sollevando una questione che appare discriminatoria. La sentenza riguarda infatti i soli invalidi civili al 100% con redditi su base annua pari o inferiori a 6.713,98 euro e che hanno compiuto i 18 anni. Praticamente resta esclusa la maggioranza del mezzo milione di invalidi totali censiti dall ’Inps.

“Una vera beffa per gli invalidi parziali, i ciechi, i sordi, i minorenni colpiti da  patologie che escludono dal mercato del lavoro”, denunciano le associazioni dei disabili.

Leggi anche: Chi ha aumentato le pensioni di invalidità?

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