Pensione anticipata, la soglia a 63 anni?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-09-23

Tre opzioni per le pensioni: la possibilità di pensionamento anticipato a 63 anni con 30 o 35 di contributi e penalizzazioni dal 3 al 12% per il periodo mancante alla soglia dei 66. Ma soltanto per tre categorie di lavoratori: disoccupati over 62 sprovvisti di ammortizzatori sociali e donne, oppure esodati.

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Tre opzioni per le pensioni: la possibilità di pensionamento anticipato a 63 anni con 30 o 35 di contributi e penalizzazioni dal 3 al 12% per il periodo mancante alla soglia dei 66. Ma soltanto per tre categorie di lavoratori: disoccupati over 62 sprovvisti di ammortizzatori sociali e donne, oppure esodati. Questa la proposta che sembra andare per la maggiore per l’intervento sulla previdenza annunciato da Renzi e finora frenato da Padoan. un’ipotesi mirata di flessibilità in uscita per le pensioni, modellata su una sorta di restyling della cosiddetta “opzione donna”, da inserire nelle legge di stabilità insieme a un meccanismo altrettanto mirato di flessibilità contributiva.
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Pensione anticipata, la soglia a 63 anni? 

Ma al momento non si sa se davvero il meccanismo finirà nella Legge di Stabilità. Dove dovrebbero trovare posto e spazio sicuramente le misure per esodati e donne, oppure il prestito previdenziale che ha costo quasi a zero. Per il resto la via che potrebbe scegliere il governo è quella, più disagevole, del disegno di legge collegato. Ad affermare che è prematuro dire che la flessibilità in uscita sarà nella “stabilità” è stato il sottosegretario alla Presidenza, Claudio De Vincenti, intervenendo a Sky Tg Economia. «È un tema al quale stiamo lavorando e ragionando» ha detto De Vincenti sottolineando che il Governo vuole «evitare che il costo abbia un impatto sulla finanza pubblica» e che per qualsiasi intervento sulla flessibilità «deve esserci corrispondenza tra la flessibilità e contributi versati». Per tutta la giornata di ieri i tecnici hanno continuato a lavorare alle varie opzioni sul tappeto. Il principale nodo da sciogliere resta quello delle scarse risorse disponibili: allo stato attuale oscillerebbero tra gli 800 milioni e il miliardo, non di più. Anche per questo motivo si sta valutando con attenzione l’ipotesi di ricorrere a un disegno di legge collegato. Sulla riforma delle pensioni il governo appare “in stato confusionale”, dice il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, intervistata, al presidio dei lavoratori esodati sotto il Ministero dell’Economia, sulle ipotesi di modifica della legge Fornero. “A leggere i giornali – ha spiegato Lamonica – vediamo che le indiscrezioni che fanno uscire e’ che qualsiasi meccanismo di flessibilita’ e lo devono pagare i lavoratori, ma non e’ possibile scaricare il peso sulle persone piu’ deboli. La legge Fornero prevede risparmi colossali, 80 miliardi fino al 2022, e penso che si potra’ pure prendere qualcosa per i lavoratori”. “Il governo e’ in imbarazzo – fa notare Domenico Proietti, segretario confederale Uil – noi siamo riusciti a creare un consenso molto ampio, loro hanno fatto marcia indietro e hanno capito che rischiano di perdere la faccia. La nostra mobilitazione e’ servita a riaprire la discussione sulla flessibilita’ in uscita ed ora aspettiamo un confronto, necessario per non compiere gli errori fatti in passato”. “I lavoratori meriterebbero maggiore chiarezza – ha affermato Maurizio Petriccioli, segretario confederale Cisl – si parla di esodati e di flessibilita’ in uscita: non vorremmo che le risorse del fondo esodati vengano utilizzate per la flessibilita’, che va finanziata diversamente”.

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