Economia

L’aria di patrimoniale che tira forte sull’Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-25

I conti della CGIA sulle imposte che toccano le proprietà degli italiani. E i pericoli per i conti dello Stato che potrebbero giustificare un nuovo salasso

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Le tasse patrimoniali che gravano sulla ricchezza posseduta dai cittadini sono in totale 14: l’imposta di registro e sostitutiva, le imposte di bollo, l’imposta ipotecaria, i diritti catastali, l’Ici/Imu/Tasi, il Bollo auto, il canone Radio Tv, l’imposta su imbarcazioni e aeromobili, l’imposta sulle transazioni finanziarie, l’imposta sul patrimonio netto delle imprese, le imposte su successioni e donazioni, l’imposta straordinaria sugli immobili, sui depositi e quella sui beni di lusso. Una selva di balzelli che già colpisce case, terreni, auto, moto e investimenti finanziari. Le ha riepilogate ieri la CGIA di Mestre, notando che tra tutte le patrimoniali, quelle che incidono di più sui risparmi degli italiani sono l’Imu e la Tasi (21,8 miliardi di gettito), il bollo auto (6,7 miliardi), l’imposta di bollo  (6,3 miliardi) e l’imposta di registro (5,3 miliardi).

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Le imposte sulla proprietà (Libero, 25 novembre 2018)

A livello storico, dal 2010 al 2017, c’è stata un’impennata di tasse corrispondente all’insediamento del governo tecnico di Mario Monti nel 2012. In quell’anno, rispetto al 2011, il peso della tassazione patrimoniale è cresciuto di 12,8 miliardi di euro, pari a un aumento del 40 per cento se confrontato con l’ultimo esecutivo Berlusconi.

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Le patrimoniali negli anni (Il Giornale, 25 novembre 2018)

Il conto torna utile perché in questi giorni si torna a parlare proprio di una tassa patrimoniale, come spiega oggi Francesco Forte sul Giornale:

Cinicamente Bruxelles potrebbe sostenere che il prestito forzoso potrebbe convenire ai risparmiatori italiani, in quanto serve a ridurre il debito e perciò lo spread, dato che,  secondo i calcoli della Banca d’Italia, il calo dei prezzi delle attività finanziarie nei primi sei mesi dell’anno «ha determinato una riduzione del valore della ricchezza delle famiglie italiane del 2 per cento, poco meno di 85 miliardi» rispetto alla fine del 2017.

Per la prima parte dell’anno, sino a settembre, e 60 miliardi ulteriori per il restante periodo: un totale di 145. Ma il vampiro che ha assaggiato il sangue, poi ne ha bisogno di altro. Le social card del reddito di cittadinanza hanno bisogno di sangue finanziario fresco. Questa prospettiva mette i brividi. Urge dare risposte sane e credibili ai cittadini italiani prima ancora che all’Europa.

Leggi sull’argomento: Il governo Conte offre cinque miliardi all’Europa

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