Economia
Partite IVA, il percorso verso la flat tax
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-12-17
Il contribuente con partita IVA dovrà presto decidere se aderire o no al nuovo regime fiscale con l’applicazione dell’imposta flat al 15%. Ma una decisione s’impone anche per molti soci di società di persone
Si avvicina l’ora delle scelte per il contribuente italiano, che dovrà decidere, qualora sia in possesso di una Partita IVA, se aderire o no al nuovo regime fiscale con l’applicazione dell’imposta flat al 15%. Ma una decisione s’impone anche per molti soci di società di persone (circa 830mila tra Snc e Sas) e società di capitali (1,26 milioni tra Srl e Spa). Tutti questi soggetti, per sfruttare la nuova tassazione, possono valutare di liberarsi di quote minoritarie o addirittura – in casi limite – scegliere di operare individualmente.
Partite IVA, il percorso verso la flat tax
Per questo Il Sole 24 Ore oggi racconta il percorso verso la flat tax: tutti gli aderenti eviteranno l’emissione obbligatoria della fattura elettronica. In più, le statistiche dicono che nei primi nove mesi di quest’anno il 39,7% delle nuove partite Iva è stato aperto optando fin da subito per il regime forfettario. In pratica, 160.851 contribuenti, cui corrisponde la percentuale più alta rilevata negli ultimi anni.
L’appeal del regime agevolato, insomma, cresce tra i “nuovi”. E nel 2019 non ci si dovrà neppure più preoccupare dei compensi ai collaboratori (oggi il limite è 5mila euro annui) e degli investimenti in beni strumentali (oggi 20mila euro). Né rileverà l’ammontare dello stipendio o della pensione: l’importante è che i compensi sottoposti alla flat tax rientrino nella soglia dei 65mila euro.
Ma per chi ha un datore di lavoro – o l’ha avuto nei due anni precedenti – la manovra che in settimana proseguirà l’iter in Parlamento prospetta un vincolo da non sottovalutare: i ricavi ottenuti dal datore non possono essere prevalenti. Una salvaguardia per evitare dipendenti mascherati da partite Iva, che si estende anche ai soggetti riconducibili indirettamente al datore (come società controllate o affiliate).
L’innalzamento del tetto dei ricavi e l’eliminazione degli altri requisiti può rendere il forfait conveniente anche per chi già opera con partita Iva. Ad esempio, il 18,7% degli avvocati e il 23,7% dei commercialisti dichiara a fini previdenziali compensi tra i 30 e i 65mila euro. Va però subito stimato l’eventuale rimborso dell’Iva detratta sugli acquisti di beni strumentali effettuati negli ultimi cinque anni e sulle rimanenze.