Emanuela Orlandi, le ossa ritrovate nella Nunziatura e i lavori negli anni Ottanta

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-11-01

Lo scheletro ritrovato integro sotto il pavimento della casupola è di una donna. Si attende l’esame del DNA per avere certezze. Intanto spunta un altro presunto collegamento con la Banda della Magliana

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Il pavimento del palazzo dove oggi si trova la Nunziatura Apostolica venne rifatto varie volte, anche negli anni Ottanta. Dopo il ritrovamento delle ossa di uno o due scheletri la questione temporale, che potrebbe essere una coincidenza, è per ora l’unico labile collegamento della vicenda con la storia di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori in attesa delle prove scientifiche che invece potrebbero mettere un punto sulla vicenda.

Emanuela Orlandi e le ossa ritrovate alla Nunziatura Apostolica

Uno scheletro è in stato di conservazione migliore, quasi integro. Dell’altro, invece, non ci sono che frammenti. Il primo, per larghezza del bacino, fa pensare che si tratti di una donna. La storia che potrebbe costituire un nuovo capitolo del caso Orlandi-Gregori comincia al civico 27 di via Po, in quella che viene descritta come una casupola che si trova all’interno di Villa Giorgina, nel pomeriggio di lunedì scorso: gli operai che ristrutturano l’abitazione del portiere della Nunziatura apostolica sollevano il massetto del pavimento e scoprono uno scheletro umano quasi ancora interamente composto e accanto un mucchietto di frammenti ossei.

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La Nunziatura Apostolica e la casa del portiere, foto da Google Maps

La Nunziatura Apostolica, oltre che a una decina di minuti di distanza in auto dal luogo dove è stata vista l’ultima volta Emanuela Orlandi, si trova anche a un chilometro a piedi da Porta Pia, dove secondo le risultanze delle indagini era diretta Mirella Gregori il giorno in cui è scomparsa nel maggio del 1983. Ieri Repubblica ha scritto che monsignor Vergari, indagato e archiviato per il caso, aveva lavorato alla Nunziatura, ma in anni successivi al 1983 (e questo già rendeva di fatto impossibile considerare valido il collegamento). Oggi Edoardo Izzo sulla Stampa per chiudere il cerchio scrive che in ogni caso Vergari non ha lavorato alla Nunziatura, ma alla Penitenzeria Apostolica. Il Fatto Quotidiano riporta però oggi un’altra circostanza che potrebbe costituire un collegamento con le “vecchie” indagini finite archiviate per mancanza di prove: al civico 25 di via Po tra il 1983 e il 1985 abitava Giuseppe Scimone, morto dodici anni fa e considerato in contatto con la Banda della Magliana e amico di Enrico “Renatino” De Pedis.

La Nunziatura, le date e gli uomini del caso Orlandi-Gregori

Scimone, che ha parlato al processo alla Banda della Magliana del 1996, era nato nel luglio del 1945 – e quindi nel 1983 aveva 38 anni – e ha abitato anche in viale delle Milizie, è comparso e scomparso rapidamente nelle indagini sul Orlandi:

In un’informativa del gruppo della Squadra mobile che indagava su Orlandi –il Fatto ha consultato il documento del settembre 2009 – si riporta una testimonianza di Sabrina Minardi, già amante di De Pedis. Minardi solleva l’ipotesi di un presunto coinvolgimento di Scimone (mai riscontrato, ndr) nella sparizione di Emanuela, riferisce di un appartamento ai Parioli e di un ascensore che sbuca in casa.

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La distanza tra il luogo di un appuntamento di Mirella Gregori e la Nunziatura Apostolica

I POLIZIOTTI ricostruiscono i movimenti di Scimone, passano al setaccio più di una abitazione,anche l’affitto per oltre un biennio di via Po 25, al primo piano di una palazzina di pregio. Il prezzo era alto: due milioni e mezzo di lire al mese per l’immobile, due milioni per il mobilio per un totale di circa 400 metri quadri. È una traccia che si perde tra le piste seguite e poi abolite in oltre trent’anni, ma che adesso può aiutare nella ricerca della verità.

Ma in ogni caso l’abitare in una casa non dà automaticamente accesso alle altre case che si trovano nella via. Oltre all’ipotesi che possano essere quelle di Emanuela Orlandi, circola in queste ore anche quella che riguarda una signora (di corporatura minuta) che abitava proprio in quelle stanze a metà degli anni Sessanta, la moglie di un custode. La coppia ebbe numerosi e rumorosi litigi fino a quando la signora spari’ in circostanze mai chiarite. Dall’oggi al domani, la moglie del guardiano di Villa Giorgina non fu più vista.

Da leggere: Emanuela Orlandi, Mirella Gregori e le ossa nella Nunziatura Apostolica

L’esame del DNA e quello del Carbonio 14

Il test del DNA, se sarà possibile effettuarlo, potrebbe chiudere l’incertezza sul collegamento tra lo scheletro ritrovato e il caso Orlandi: per avere i risultati ci vorranno comunque alcuni giorni. Le ossa verranno pulite meccanicamente, poi frantumate e infine trattate con resine chelanti; poi verrà confrontato con il DNA dei familiari o con quello delle ragazze: riguardo Emanuela Orlandi si scrisse qualche tempo fa che il suo DNA venne ritrovato su un vecchio maglione e poi usato per alcune comparazioni. Gli operai che l’hanno ritrovato stavano lavorando con il martello pneumatico, la polizia scientifica ha già effettuato la catalogazione di tutte le ossa, comprese quelle dell’arcata dentaria che possono essere utili a una identificazione certa.

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La distanza tra l’ultimo luogo in cui è stata vista Emanuela Orlandi e la Nunziatura Apostolica

Il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il pm Francesco Dall’Olio sentiranno nei prossimi giorni i 4 operai. Il test del Carbonio 14 porterà invece risultati più lentamente. Monsignor Gianfranco Girotti, il reggente emerito della Penitenzieria Apostolica, a colloquio con Repubblica sostiene che in Vaticano tutti pensino che non ci siano collegamenti tra il ritrovamento degli scheletri in via Po: « A volte, come il caso delle ossa di Sant’Apollinare dimostra, da qualche suggestione si traggono risposte frettolose. Credo occorra prudenza, aspettare che la magistratura italiana faccia il suo lavoro, e non dare false illusioni a chi ha già sofferto abbastanza».

Leggi sull’argomento: La fine dell’inchiesta-bufala su Emanuela Orlandi

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