Open Arms, 130 naufraghi ancora ostaggio del governo Conte

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-08-16

Open Arms, arrivata ieri mattina al largo di Lampedusa, non è stata ancora toccata dall’improvviso afflato di umanità che ha colpito il governo Conte. Perché va bene l’umanità, ma i voti sono sempre voti

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Ieri è stato autorizzato lo sbarco per 5 dei migranti che da 14 giorni si trovano sulla Open Arms. Lasciano la nave della ong spagnola per motivi psicologici e perché bisognosi di soccorsi sanitari. Ad accompagnarli 4 familiari, quindi complessivamente sono nove persone. La Open Arms resta, intanto, a circa 150 metri dalla costa di Lampedusa (Ag). Sul molo Favarolo ci sono tutte le forze dell’ordine e le ambulanze per trasferire i migranti.

Open Arms, i 130 naufraghi ancora ostaggio del governo Conte

Si tratta per loro della quindicesima notte a bordo della nave spagnola. “Cinque evacuazioni urgenti in 14 giorni. Cosa aspettano ad autorizzare sbarco di tutte le persone a bordo, che l’emergenza medica diventi insostenibile? Quanta crudeltà”, ha scritto nella notte Open Arms. Dopo il via libera del Tar all’ingresso in porto con la sospensione del primo provvedimento del ministro dell’interno, Matteo Salvini, che bloccava lo sbarco dei migranti, ieri il vicepremier ha firmato un nuovo divieto facendo ricordo al Consiglio di Stato. Ma il divieto non è stato firmato né dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta né dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli.

Va segnalato che la ministra Trenta ha sostenuto di non aver firmato il divieto per una questione di “umanità”: si tratta ovviamente di una sciocchezza propagandistica, visto che il divieto è lo stesso che la ministra ha firmato una settimana fa e l’unica cosa che è sopravvenuta nel frattempo è la sentenza del TAR del Lazio che mette a rischio tutti i responsabili che hanno firmato gli atti.

L’umanità del governo Conte si ferma al largo di Lampedusa

Infatti Open Arms, arrivata ieri mattina al largo di Lampedusa, non è stata ancora toccata dall’improvviso afflato di umanità che ha colpito il governo Conte. Dove il presidente del Consiglio esita ad evocare a sé i poteri per firmare lo sbarco perché ha paura della risposta politica di Salvini, il quale ha già fatto notare di essere il baluardo che ferma lo sbarco.

Permane quindi il mancato permesso di sbarco. Quest’ultimo infatti deve essere autorizzato dalla Prefettura, in questo caso quella di Agrigento, dunque in sostanza dal Viminale. O dalla presidenza del Consiglio che avoca a sé i poteri di Salvini, come già successo. La Prefettura poi predisporrà la macchina organizzativa. In alcuni casi precedenti, l’ultimo quello della Sea Watch e prima ancora della Alex, lo sbarco dei migranti è avvenuto dopo che l’autorità giudiziaria aveva posto sotto sequestro l’imbarcazione ed aperto un fascicolo d’indagine: lo sbarco in questa fattispecie è stato conseguenza del sequestro della nave, atto istruttorio necessario per accertare gli ipotizzati reati. Sulla Open Arms pende anche il ricorso al Consiglio di Stato del Viminale contro la decisione del Tar del Lazio che in sede monocratica ha sospeso il primo divieto d’ingresso deciso dal Ministero dell’Interno ravvisando “una situazione di eccezionale gravità e urgenza” nonché “un vizio di eccesso di potere per travisamento dei fatti e di violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso”.

In copertina: foto da Open Arms Italia

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