Mentre si chiacchiera sui Navigli Milano è una bomba pronta a esplodere

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-09

Il dato relativo ai tanti in isolamento domiciliare: oltre il 50%, vale a dire più di uno su due, si è rivelato positivo. In tutto circa 4mila persone, sui quasi 8mila testati per questa categoria

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In Lombardia ieri si sono registrati 609 nuovi positivi al Coronavirus SARS-COV-2 e a COVID-19, ovvero la metà dei casi dell’Italia intera (1327). Ancora una volta, aumentano i contagi delle province di Milano (+ 201) e di Brescia (+ 69). E c’è di più: il Fatto Quotidiano scrive stamattina che i risultati dello screening sierologico sulle persone in isolamento a casa dicono che uno su due è positivo ai test. E siccome il virus ha un periodo di incubazione, è da escludere che sia “colpa” della presunta gente assembrata sui Navigli, al netto del modo di scattare le foto e registrare le immagini dei video. Il problema di Milano sono i tamponi e non i Navigli.

Milano è, dunque, una “bomba”pronta a riesplodere? SAPPIAMO che la Regione ha aperto la Fase 2 con una delibera sulla vigilanza (n. 3114 del 7 maggio), con la quale affida ai medici di famiglia il compito di disporre immediatamente l’isolamento domiciliare dei pazienti con sintomi sospetti e delle persone che hanno avuto con loro contatti stretti, segnalandoli contemporaneamente all’Ats di competenza, che deve intervenire per eseguire il tampone. Una vittoria di Guido Marinoni e Gianluigi Spata, presidenti, rispettivamente, dell’ordine dei medici di Bergamo e della federazione regionale dei camici bianchi: entrambi ora –dopo aver stilato l’elenco degli errori commessi dalla Regione nella gestione dell’emergenza sanitaria –fanno parte del comitato tecnico-scientifico che affianca l’unità di crisi regionale.

Ma è proprio sui tamponi che si apre un altro capitolo. Quello finora più dolente, per la Regione. Sappiamo –come scritto ieri dal Fatto–che, secondo uno studio della Fondazione Gimbe sul numero dei tamponi effettuati al giorno in Italia ogni 100mila abitanti, la Lombardia è penultima in classifica, coi suoi 79 esaminati di media al giorno. E sappiamo anche che, ancora di più in questa fase, mappare e isolare subito i contagi attraverso i tamponi è e resta fondamentale. La Regione ha da poco concluso uno screening con i test sierologici: in tutto sono stati fatti 33.306 esami, tra quelli effettuatisugli operatori sanitari (25.331) e quelli su persone in isolamento fiduciario (7.975).

coronavirus indice di trasmissione

Tra il personale sanitario, la percentuale delle persone esaminate risultate positive oscilla tra il 24,1% del Bergamasco e il 6,2% dell’area di Monza e Lecco, che fanno capo all’Ats Brianza. Molto più allarmante, invece, il dato relativo ai tanti in isolamento domiciliare: oltre il 50%, vale a dire più di uno su due, si è rivelato positivo. In tutto circa 4mila persone, sui quasi 8mila testati per questa categoria. IL TEST sierologico, ormai è risaputo, ci dice se siamo venuti a contatto col virus e se abbiamo sviluppato gli anticorpi (gli IgM, che compaiono subito dopo l’infezione e che se ne vanno nel giro di poco, e gli IgG, che si sviluppano dopo 7-14 giorni e possono indicarci che abbiamo superato l’infezione).

Ma solo il tampone nasofaringeo può dirci se abbiamo il virus in questo momento. E si torna alla casella di partenza, come se fossimo nel gioco dell’oca. Cioè a quella carenza di tamponi che, secondo i medici, avrebbe anche portato l’Ats di Bergamo, per esempio, a decidere di interrompere momentaneamente gli screening della Regione nella Val Seriana (dove delle oltre mille persone coinvolte nell’indagine epidemiologica quasi il 62% è risultato positivo).

Leggi anche: A chi vanno chiesti la prova del tampone e il test del sangue

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