Giulio Gallera e i “dati confortanti” sui morti al Pio Albergo Trivulzio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-07

Ieri durante una diretta della Regione Lombardia l’assessore al Welfare Giulio Gallera ha definito “confortanti” i dati sul Pio Albergo Trivulzio. Nella struttura sono morti solo a marzo, in piena emergenza coronavirus, 70 anziani. Ma gli ospiti qui continuano a morire: solo nella prima settimana di aprile se ne sono aggiunti altri 30, 26 nella casa di riposo e 4 temporaneamente nella struttura riabilitativa. Dall’inizio dell’anno a ieri in tutto il complesso sono mancati 147 ospiti, 44 in più rispetto ai 103 del 2019

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Ieri durante una diretta della Regione Lombardia l’assessore al Welfare Giulio Gallera ha definito “confortanti” i dati sul Pio Albergo Trivulzio. Sempre l’assessore aveva parlato della storica RSA di Milano sostenendo che “i decessi sono 70, l’anno scorso erano 52. Chiaramente ogni decesso in più fa male ma siamo in una fase più o meno uguale a quella di tante realtà milanesi, anzi forse più contenuta in numeri percentuali”. E riguardo la delibera della Regione Lombardia? “Abbiamo chiesto di ospitare pazienti Covid in maniera volontaria – ha spiegato – soltanto a quelle autonome sia dal punto di vista strutturale sia organizzativo, ossia con aree totalmente separate dagli altri ospiti e con personale dedicato. A Bergamo gli ospedali non avevano più la possibilità di accogliere nessuno. La strategia è stata quella di svuotare gli ospedali che ogni giorno ricevevano più di 150 pazienti in Pronto soccorso e non sapevano più dove metterli, ma in condizione di assoluta separazione rispetto agli altri ospiti. Questo è scritto nero su bianco nelle delibere regionali e che ha salvato la vita alle persone”.

giulio gallera pio albergo trivulzio dato confortanteOggi, mentre il ministero della Salute invia gli ispettori, la direzione del PAT (Pio Albergo Trivulzio) ha annunciato una querela per l’articolo di Gad Lerner sui 70 morti nella storica struttura milanese: “Su un totale di 1.012 fra ospiti e pazienti”, al Pio Albergo Trivulzio (Pat) di Milano “nel mese di marzo si sono verificati 70 decessi” contro i 52 del marzo 2019, “18 dei quali avvenuti in Hospice e di cui 9 con sintomatologia respiratoria e febbrile a esordio acuto che come concausa possono essere imputabili a sospetto Covid”, ha detto in una nota l’ospizio milanese. “Su un totale di 1.012 fra ospiti e pazienti”, al Pio Albergo Trivulzio (Pat) di Milano “nel mese di marzo si sono verificati 70 decessi” contro i 52 del marzo 2019, “18 dei quali avvenuti in Hospice e di cui 9 con sintomatologia respiratoria e febbrile a esordio acuto che come concausa possono essere imputabili a sospetto Covid”. Ma Repubblica fornisce un’altra interpretazione dei numeri:

Nella struttura, compresa sia la Rsa sia la riabilitazione, sono morti solo a marzo, in piena emergenza coronavirus, 70 anziani. Ma gli ospiti qui continuano a morire: solo nella prima settimana di aprile se ne sono aggiunti altri 30, 26 nella casa di riposo e 4 temporaneamente nella struttura riabilitativa. Dove però i ricoveri sono stati bloccati a metà marzo, per via del rischio contagio, quindi i pazienti presenti sono “solo” 242 rispetto ai 350 di capienza normale. Se si considera solo l’ospizio, dunque, dall’inizio dell’anno a ieri in tutto il complesso (via Trivulzio, Merate e Principessa Jolanda) sono mancati 147 ospiti, 44 in più rispetto ai 103 del 2019.

Questi sono i dati che Gallera giudica “confortanti”:  «Si è detto che sono morte 70 persone a marzo, ed è vero. E ogni decesso è fonte di grande tristezza. Ma al Pat l’anno scorso a marzo sono morte 52 persone, e lo scorso gennaio i decessi sono stati più che a marzo. Certo qualcuno si è infettato ed è purtroppo deceduto, 18 persone sono morte per il Covid. Ma il fatto che il Pat abbia messo in pratica i protocolli, utilizzando le mascherine dal 23 febbraio nei reparti dove c’erano pazienti con sindromi respiratorie, e poi dal 20 marzo in tutta la struttura, è dimostrato dal numero basso di positivi rispetto ai ricoverati». Ora, spiega Repubblica, con le ispezioni, come per altre Rsa, si dovrà dunque accertare se alla Baggina, come sostengono fonti sindacali, «gli ospiti morivano e si diceva che erano solo bronchiti», se davvero «si è voluta tenere sotto silenzio la grave situazione delle strutture». E se — come dice il professor Luigi Bergamaschini, al Pat vietavano le mascherine e quando lui le autorizza viene esonerato”. Oggi il Pat accoglie 1.012 fra ospiti e pazienti e conta, di solito, su 1.600 persone tra medici, infermieri, assistenti sociali nelle tre residenze per anziani e nei due centri d’assistenza. A marzo, però, sono stati 250 i lavoratori non operativi sul campo, alcuni in telelavoro, la maggior parte in malattia. Contagiati con ogni probabilità sul posto di lavoro e con sintomi da Covid-19 anche — un tema sul quale anche la stessa procura milanese sta indagando — per via delle (presunte) tardive disposizioni all’uso dei dispositivi di protezione.

Video da: Selvaggia Lucarelli su Twitter

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