L’omertà di Mezzojuso sulle sorelle Napoli e i fischi a Non è l’Arena

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-05-13

Massimo Giletti ieri sera ha portato il suo programma nel centro di Mezzojuso, il paese dove tre sorelle sono da anni vittime di intimidazioni da parte della mafia dei pascoli interessata ad impossessarsi dei loro terreni. Ma il sindaco Giardina e la cittadinanza che ha assistito alla trasmissione dalla piazza hanno deciso di continuare a non schierarsi contro la mafia

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Ieri sera Massimo Giletti ha condotto Non è l’Arena dalla piazza di Mezzojuso, un comune a pochi chilometri da Palermo che si trova nel centro di quello che era il feudo del boss mafioso Bernardo Provenzano. La decisione di portare la trasmissione tra i cittadini di Mezzojuso è stata dettata – spiegava il conduttore in un’intervista al Corriere della Sera – dal desiderio di scuotere le coscienze degli abitanti.

Perché Giletti è andato a Mezzojuso

Da oltre un anno infatti il programma di Giletti sta seguendo la vicenda di tre donne, le sorelle Napoli, che hanno subito minacce e tentativi di intimidazione da parte della cosiddetta “mafia dei pascoli” che vorrebbe impossessarsi dell’azienda agricola di famiglia. «Hanno avvelenato i cani, hanno lasciato delle pozzanghere di sangue; infine, hanno rotto le recinzioni e hanno mandato vacche, pecore e cavalli a distruggere tutto», così raccontavano le tre sorelle nel 2017 a Salvo Palazzolo giornalista di Repubblica che per primo ha pubblicato un articolo sulla loro battaglia contro la mafia.

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Giletti con il sindaco di Mezzojuso Giardina e le tre sorelle Napoli

Il contesto non è dei più facili, e Giletti ne è consapevole. Il rischio era che sia da casa che in piazza la puntata venisse vista come un atto d’accusa contro la comunità di Mezzojuso. Il pericolo era quello di far passare tutti i cittadini di Mezzojuso come omertosi e conniventi con i mafiosi. Giletti lo ha ripetuto parecchie volte, quella di ieri sera non era un “processo” televisivo alla cittadinanza, era un tentativo di aprire un dialogo, un confronto senza puntare il dito contro nessuno se non i diretti responsabili delle intimidazioni. Ed in effetti oltre agli ospiti sul palco Giletti ha parlato proprio con la piazza, con i cittadini che rumoreggiando e applaudendo hanno scandito i ritmi della puntata.

La piazza applaude quando il sindaco dice che Giletti è un “farabutto”

La tensione è palpabile, il pubblico in piazza non parteggia certo né per Giletti né per le sorelle. Ad un certo punto viene mandato in onda uno spezzone dove il sindaco di Mezzojuso Giardina definisce “farabutto”, “cosaccio inutile”, “pusillanime” Giletti spiegando che a lui interessa solo “numeretti, share” e non la verità. In piazza vedono lo stesso filmato e a quanto pare agli insulti nei confronti del conduttore de La 7 parte un applauso.

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Ritornato in diretta Giletti decide di scendere dal palco e affrontare la folla. «Perché avete applaudito? Sono un farabutto io?» – chiede il conduttore – e qualcuno risponde «sì» oppure spiega che siccome i terreni delle tre sorelle si trovano ad una ventina di km di distanza è ovvio che nessuno ne sa nulla. Giletti non ci sta e incalza chi dal pubblico gli risponde: «Perché io sono farabutto? Perché abbiamo avuto il coraggio di raccontare una storia di difficoltà? L’abbiamo inventata noi? Questo è il clima. Non sono i chilometri, è la cultura mafiosa che dovete combattere, l’omertà, questa è la verità».

È evidente che la storia delle tre sorelle Napoli, raccontata da Non è l’arena, mette il dito in una piaga che a Mezzojuso in molti non vorrebbero vedere o curare. Esiste la mafia a Mezzojuso? L’ex sindaco dice di sì, non solo perché anche lui ha subito intimidazioni ma perché un mafioso come Benedetto Spera, capomafia di Belmonte Mezzagno, venne arrestato proprio nelle campagne di Mezzojuso.

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Il magistrato Alfonso Sabella, in collegamento, si dice “avvilito e deluso” dal comportamento della cittadinanza e soprattutto dall’isolamento che subiscono le tre sorelle Napoli che sono state lasciate sole. È sintomatico che ogni volta Giletti debba chiamare l’applauso da parte del pubblico, quasi con un intento pedagogico per “insegnare” come si dimostra con gesti semplici la distanza con la mafia e gli ambienti mafiosi. Rita dalla Chiesa invece diche  «mi dissocio da quella signora che sta applaudendo da tutta la sera da un balcone. Non accetto che si dica che la mafia è una cosa che appartiene a tanti anni fa».

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Giletti chiede un applauso contro la mafia a sostegno delle sorelle Napoli ma la piazza non risponde. Il sindaco invece sostiene – tra gli applausi scroscianti della cittadinanza – che i terreni delle sorelle Napoli siano in qualche modo stati acquisiti (nel 1923) con l’assenso dei clan di Corleone per sostenere la tesi che quindi anche chi denuncia la mafia ne abbia avuto dei benefici in passato. Quando il sindaco abbandona il palco dalla piazza dopo aver detto che Giletti è un “falsificatore” parte il coro “buffone, buffone” all’indirizzo del conduttore. E allora verrebbe da farsi una domanda: il problema è la popolazione che per paura non vuole schierarsi contro la mafia o il primo cittadino che asseconda certi umori della cittadinanza?

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