«Meno sbarchi, meno vittime»: ma è proprio così?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-20

Ci sono meno vittime nel Mediterraneo dopo la dichiarazione della zona SAR libica. Ma in percentuale la probabilità di morire in mare è aumentata

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Antonio Massaro sul Fatto Quotidiano oggi fa i conti in tasca alla logica del “Meno sbarchi, meno vittime” annunciata dal governo italiano in più occasioni come l’assunto imperante quando si parla di immigrazione irregolare dalle coste africane:

Nei primi 20 giorni dell’anno dati Oim e Unhcr aggiornati con le cifre delle ultime ore – abbiamo avuto 2706 sbarchi e 184 vittime: il 6,7 per cento dei migranti in viaggio è annegato.E allora: è vero o falso che a un minor numero di partenze corrisponde un minor numero di vittime? […] Nel 2016, quando non esisteva il codice di condotta per le Ong e le loro imbarcazioni ancora sorvegliavano il Mediterraneo e la Libia non era autorizzata a coordinare i soccorsi, si contavano 362.753 sbarchi sulle coste europee. Il numero dei morti in mare era di 5.096 persone.

Nel 2017 – ad agosto parte l’operazione Minniti – il bilancio è di 3.139 vittime su 172.301 persone sbarcate. I morti in mare sono quindi 1.957 in meno. Lo scorso anno i migranti sbarcati scendono ulteriormente- sono 138.882 – e cala ulteriormente il numero delle vittime: 2.275. Meno della metà rispetto al 2016.

meno sbarchi meno vittime
Meno sbarchi, meno vittime? Le statistiche (IL Fatto Quotidiano, 20 gennaio 2019)

Se guardiamo il fenomeno in termini percentuali, però, la probabilità di morire in mare è invece aumentata. Nel 2016 è dell’1, 4 per cento, nel 2016 del 1,8, nel 2018 dell’1,6. In altre parole diminuiscono i morti ma cresce la possibilità di morire. Nei primi 20 giorni del 2019 la media è schizzata dall’1,6 al 6,7 per cento.

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