Marcello Minenna e l'uscita dall'euro come falso problema

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-07-05

L’ex assessore di Raggi che ha animato un dibattito alla Camera sul fiscal compact organizzato dal MoVimento 5 Stelle dice la suasull’uscita dall’euro, certificando il passo indietro sul tema ieri fatto da Di Maio

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In un’intervista rilasciata ad Annalisa Cuzzocrea per Repubblica oggi il dirigente Consob Marcello Minenna, che ieri insieme ad Alberto Bagnai ha animato un dibattito alla Camera sul fiscal compact organizzato dal MoVimento 5 Stelle, dice la sua sugli investimenti extra deficit e sull’uscita dall’euro, certificando il passo indietro sul tema ieri fatto da Di Maio:

Insieme a Di Maio, ha parlato della necessità di fare investimenti extra deficit per far ripartire il Paese. Li ritiene possibili?
«Certo. Già ora la Commissione europea può autorizzare, e lo ha fatto, investimenti pubblici fino allo 0,5% del Pil che non vengono considerati come debito. Si tratta solo di una cifra percentuale, che si può modificare con un tratto di penna. E c’è estremamente bisogno di più investimenti in Italia anche solo per contrastare il declino del patrimonio infrastrutturale».
Ma lei cosa pensa del referendum sull’uscita dall’euro?
«Dopo l’elezione di Macron in Francia, il muro contro muro euro sì/euro no è un falso problema. Che tra l’altro non porta da nessuna parte. Bisogna affrontare di petto la ridiscussione delle regole attuative dei trattati e capire se, su questo, c’è una reale volontà politica da parte dei governi del nord Europa. Fermo restando che un irrigidirsi delle posizioni avvicina una scenario estremo come l’Italexit».

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Marcello Minenna con Virginia Raggi

Minenna parla anche della patrimoniale e della banca pubblica per gli investimenti:

Nel Movimento si lavora su una tassa per i redditi più alti. È d’accordo?
«Il criterio di progressività della tassazione è previsto in Costituzione ed è sacrosanto. Le soluzioni tecniche per garantire ridistribuzione della ricchezza e aiuto contro la povertà, per dare sostegno a chi investe e cerca occupazione, ci sono già da tempo. La politica deve in ogni caso agire parallelamente, a oggi non vedo un’unica misura risolutiva».
Un’altra idea targata M5S è quella di una banca pubblica per gli investimenti. Secondo lei è realizzabile?
«Sì, e le esperienze pregresse nelle principali economie internazionali sono state tutte molto positive. Per l’Italia c’è stata un’occasione storica nel momento in cui lo Stato ha aiutato per la prima volta il Monte dei Paschi attraverso l’emissione dei Monti Bond. Nazionalizzando Mps lo Stato avrebbe avuto il veicolo ideale per intervenire capillarmente in soccorso dell’economia reale. Comunque, non è mai troppo tardi».

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